Predico bene e poi?

Nuvole umorali

In questo periodo in cui il tranciare giudizi è la norma, voglio autotranciarmi… I miei post, sia quelli da blog che quelli sui vari social, sono mediamente improntati a moderazione, a una valutazione attenta prima di esprimermi. Cerco di capire i problemi, anche se certe volte il giudizio “di pancia” si presenta lì, pronto ad esplodere, e il più delle volte lo tengo a bada. Per esempio, per il rispetto che ho per la natura e gli animali, sono contrario alla caccia, che ritengo non più necessaria, mi fanno star male le immagini degli allevamenti intensivi, però… non riesco a fare a meno di mangiare carne. Il mio unico afflato verso la parziale eliminazione della carne è quella di non mangiare i piccoli: agnelli, vitellini, maialini da latte e, normalmente ci riesco. Ieri no, me ne vergogno, ma ad una cena post lavorativa in Sardegna, non ho saputo dire no ad un porceddu servitomi insieme al resto della cena. Ci sto ancora male. Se qualcuno ha mai preso in braccio un maialino sa cosa intendo. Sono dei cuccioli come quelli dei nostri cani e gatti di casa. Intelligentissimi nella scala delle intelligenze animali, e hanno la percezione precisa di quello che gli accade intorno, compreso quando li stanno per macellare. E più scrivo e più me ne vergogno. L’ idea della violenza verso gli indifesi, umani e non, mi stomaca, non la sopporto. Io ho un atteggiamento speculare nei confronti di tutto: cortese se sei cortese, aggressivo se sei aggressivo, tollerante coi tolleranti, acido nei confronti degli intolleranti. L’importante è capire che siamo all’interno del mondo e non al centro: l’equilibrio è la base di tutto. Che non vuole dire accettare tutto ma valutare e poi prendere le decisioni in merito. Ci sono tanti esempi, soprattutto in questo periodo, dove i leoni da tastiera, aggrediscono gratuitamente chiunque non sia perfettamente allineato con loro. Si fa un gran parlare dei problemi che genera l’uso indiscriminato dei social: non è quello il problema. Il focus della situazione è chi ne fa uso: un tempo quello che ti raccontava la verità ed i segreti del mondo lo trovavi al bare lì lo lasciavi. Adesso c’è l’ ubriaco globale, che trancia e spara giudizi sul tutto e tutti. Dobbiamo chiudere il bar globale o vietare gli alcolici globali?

GLI SPIGOLI NELLA VITA

curve e spigoli

Osservazione mattiniera: gli spigoli hanno una funzione importantissima nella vita… Reminiscenze scolastiche fanno emergere ricordi relativi alla concentrazione delle cariche elettriche ed elettrostatiche sulle superfici appuntite (spigoli, of course). Di qui le raccomandazioni durante i temporali ecc. ecc.
Per strada per esempio la funzione spigolo la conoscono molto bene i cani: una percentuale altissima di pipì viene fatta sui bordi dei marciapiedi o sugli angoli dei muretti di recinzione. Vanno bene anche i ciuffi alti e appuntiti d’erba, probabilmente perché anche lì si concentrano le cariche elettropipìstatiche di altri cani che quindi vanno coperte… Ma questo è un altro discorso.
Poi ci sono gli spigoli mentali: sono quelle idee su cui ti fissi perchè non ti ricordi, e la tua testa ci torna nei momenti meno opportuni, distraendoti dalle cose lineari della vita. Normalmente, per evitarli bisogna imparare a riportare la mente su altre cose e magicamente lo spigolo scompare…
Altra funzione, questa volta fisica, degli spigoli è quella di riportarti alla realtà quando non si è sufficientemente concentrati: avete presente lo spigolo di un comodino? Avete presente quando, semiaddormentati, vi alzate dal letto e il mignolo ( per i puristi, il quinto dito del piede…) decide di rimanere da una parte dello spigolo mentre il resto del piede no? Oppure quando seduti ad un tavolo, o per chi fa il mio mestiere, ad un banco regia sostenuto da tramezze ogni tot metri, lasciate ginocchio, rotula, cercine e menisco contro la suddetta tramezza (insieme ad esclamazioni non di gioia e nemmeno di letizia) perchè quest’ultimo ne è attratto inevitabilmente.
Meglio le curve, molto meglio…

come quando fuori piove

piatto vince, piatto piange…

E’ veramente un mazzo di carte la vita: peschi e puoi trovare o il Jolly o il 2 di picche e non ci puoi fare nulla. Inoltre certe giornate ti creano anche l’ambiente adatto per pescare male: oggi grigio, piovigginoso, arietta freddina per la stagione, per condire il tutto… Poi vieni a sapere che una tua vicina, una persona carina, con una figlia dodicenne, amica amica del tuo cane, sta facendo dentro e fuori dalle strutture sanitarie senza capire cosa possa avere la bambina. Lo so che non ci si può fare molto sino a quando i medici ci capiranno qualcosa, e anche non serve prendersela con qualcuno per l’ingiustizia di questi fatti. Però, quando si tratta di creature indifese è ancora più ingiusto, stante il fatto che non ci sono meriti o colpe, ma solo il fatto che accade, e così come succede, speri che chi di dovere capisca di che si tratta e curi. Oggi ero partito con l’idea di scrivere tutt’altro, ma questo fatto ha ribaltato tutto. Per chi non crede, è la vita, per chi crede è il libero arbitrio, il karma o altro ancora. Di una cosa sono certo: non c’è nessuna volontà esterna nei fatti buoni o meno della vita, ci deve essere invece la capacità e la volontà di affrontare le cose che succedono, di essere onesti e giusti verso gli altri, sperando nella reciprocità altrui. Scusate, oggi è così. non è colpa di nessuno ma il dispiacere c’è e, come ho scritto, va affrontato nel modo migliore, sempre sperando che il due di picche odierno venga sostituito domani in una carta migliore.
Ad maiora.

MENO FUTURO E PIù FUTURO..

1975 e 2019

… nel senso che , più hai accumulato passato alle spalle e più pensi al futuro. Certo, lo fai in diversi modi, con diversi atteggiamenti e differenti prospettive, ma lo fai. Andando indietro, il massimo dello spingersi in avanti era quello delle prossime ferie, il prossimo Natale, l’eventuale nascita di un figlio, scadenze comunque quantificabili, ma proprio per queste raramente angoscianti o preoccupanti. Invece quando il tempo si accumula alle tue spalle, ci pensi eccome e le scadenze, vicine o meno, le aspetti con più senso di attesa. E non è per il conteggio finale, che sappiamo tutti, ci sarà e quindi è inutile aspettarlo. L’importante è fare nel tempo che c’è e se ci sono delle cose da compiere, facciamole. Diciamo che il classico “facciamo dopo quello che possiamo fare adesso” tipico della gioventù o comunque di periodi della vita con poche aspettative, più vai avanti e meno lo prendi in considerazione. Proprio perchè non l’hai fatto sinora, fallo. Da dove è partita questa osservazione, dal solito iPad? No questa volta no, John Hyatt seguito dal Liga non portano a queste riflessioni… Forse il guardarsi allo specchio dopo avere trovato una foto tessera di 45 anni fa e visualizzate le “lievi” differenze, fa pensare e rimatassare il filo di quello che si è fatto e non fatto in questo tratto di vita.
E quindi dirà qualcuno? Niente, solo il farlo notare dovrebbe far pensare che forse, le cose, sarebbe meglio farle prima.
Aspettare se c’è un motivo, ok, ma l’aspettare per aspettare pensando “tanto c’è tempo” non va bene. Anche senza pensare alle estreme conseguenze, ci sarà in futuro un momento in cui penserete “l’avessi fatto prima…” perchè è la Legge di Murphy, se deve capitare qualcosa, capiterà nel momento in cui non vuoi assolutamente che capiti…
Differenze tra le due foto? La persona è la stessa, continuo a mettermi Lacoste al posto delle camicie, i baffi a parte due tentativi in quaranta e passa anni, li ho sempre tenuti. La barba era biondastra e adesso è sempre -astra (però bianc..), la montatura degli occhiali (miope ero e miope sono) era Lozza allora e adesso è Pinco Pallino, il peso è cambiato più volte sul mio metro e 81, adesso sono quattro chili sopra il dovuto ma precedentemente è stato molto di più. I capelli? A parte una stempiatura ci sono, anche se per comodità li taglio quasi a zero. Il cervello? Funziona e se la memoria ogni tanto segue idee sue, la capacità di analizzare e trarre conclusioni è sicuramente migliore. Questo perché da giovani si parte in quarta, mentre adesso c’è più tempo e si riescono a valutare i pro e i contro.

NON MI RICORDO…

Svegliarsi con un sogno così vivido da far fatica a rientrare nella realtà, continuando ad ogni battito di ciglia a rientrare per istanti in quei momenti che sembrano essere sensati ma che sono parte della tua immaginazione è molto strano, inconsueto, ma capita. Stamattina è andata così, trainando questo carrellino di immagini ed immaginazione per una buona parte della mattinata…
Poi si riprende con la routine quotidiana facendo colazione, ancora flash, bagno, flash, e poi uscita con Mou per la solita passeggiata mattiniera e qui, forse per evitare di essere travolti dalle auto in strada, l’attenzione si riporta sul reale reale. Che peraltro, vista la giornata (meteorologicamente) bella e il fatto che di lunedì nel Parco di Monza non ci sono molte persone, è un reale molto vicino al sogno: un verde di foglie giovani, profumo di fiori e piante nel pieno della fioritura, tantissime bestiole che si avventurano sui sentieri.
Tanti scoiattoli, sia quelli rossi, autoctoni e quelli grigi d’importazione, poi conigli e lepri che si rifugiano immediatamente nel sottobosco e le prime figliate di papere ed anatre, richiamate a gran voce dalle mamme nella corrente molto blanda del Lambro di questi giorni. Poi esci dal Parco e ti ritrovi in una piccola frazione molto a misura d’uomo, S.Giorgio al Lambro, vera e propria enclave di un comune al di là del Parco, Biassono. Questo perchè originariamente , un paio di secoli fa, non c’erano le mura e quel territorio apparteneva a quel comune, successivamente frazionato dalla recinzione dell’area verde. Così, un po’ di informazioni buttate lì… Risali la chilometrica via per rientrare in paese, passando su un ponticello napoleonico a traffico alternato, con le macchine che ti fanno un pelo, mentre passano e questo ti fa uscire completamente dal sogno, riportandoti in una realtà che sarebbe bello non vivere, quella del traffico urbano, dei lavori in corso, insomma, di tutto quello che sicuramente in un sogno non si palesa. Sennò sarebbe un incubo.

Come al solito mancano i papaveri…

Dubbio…

Oggi il vecchio iPod è solo di compagnia e non d’ispirazione, con Battisti che imperversa… In compenso il tema del giorno è ondivago: non so se continuare le storie del mio passato, decisamente abbondanti o parlare di qualcosa che mi fa arcuare la schiena come i gatti quando sono irritati… La tentazione è forte. Premessa: devo ringraziare il cielo di aver sposato una persona che sa “…far di conto”, cioè che fa quadrare i conti a fine mese, sennò questo blog proverrebbe da qualche cella o da sotto qualche ponte, vista la mia in-capacità di ottemperare a tutti i doveri finanziari che la vita civile ci impone.
Però, nonostante questa incapacità , avverto che c’è qualcosa di sbagliato in un certo tipo (purtroppo molto frequente oggi) di manager ai quali nemmeno io affiderei la spesa al supermarket, nonostante svariati Master in non si sa quale specialità economica.
La mia idea di bravo manager è quella di uno che sa far aumentare il prodotto/guadagno della azienda per il quale lavora, non che fa risultare il “+” dalla diminuzione delle spese (ovviamente sulla pelle di colleghi che poi sono costretti a lavorare in situazione di difficoltà operativa).
La saggezza popolare dice : poco e bene non vanno insieme. Ovvero se vuoi ottenere buoni risultati non puoi farlo senza spendere quello che serve per farlo. Se togli quello che occorre per ottenere un risultato e pretendi che questo venga ottenuto lo stesso, allora, Houston, abbiamo un problema… Certo che gli sprechi, in qualsiasi caso, vanno eliminati o limitati il più possibile, ma eliminare il necessario anziché il superfluo è la base sicura per creare problemi e non per risolverli. Poi se qualcuno mi fa vedere che aziende in cui il personale, a partire da chi fa le pulizie per arrivare a chi deve prendere decisioni, lavorano bene se sono sottopagati, sotto organico, sottostimati e motivati e tutto “sotto” rispetto alle necessità operative quale che sia il prodotto, allora, ricomincerò a credere a Babbo Natale, a BigFoot e ai politici onesti…

Due giorni di pausa…

A volte succede… Nonostante le buone intenzioni, che secondo il detto ne è pavimentato l’inferno, di essere presente quotidianamente sul blog, capitano dei giorni in cui fai dialetticamente cilecca.
Due giorni in cui sono sicuramente successe cose: uno dei (sempre più) rari matrimoni di parenti, perchè siamo sempre di meno… per esempio. Un’altro in cui ho scoperto che sto per tornare a fare il mio mestiere, il regista di eventi sportivi in esterna, e anche qui ci metto una parentesi e un forse, visto che strana tempora currunt, ma non so quanto strana… Ora ho raccattato idee, fatti, parole, opere e omissioni e torno a tediarvi con mucchi sparsi di tutto ciò. Sicuramente, per ora la cosa più emozionante è vedere una Fercioni sposarsi, visto che siamo come quelli della canzone del Hully Gully: se prima eravamo in dieci a ballare l’Hully Gully, adesso siamo in nove a ballare l’Hully Gully … e così via scalando.. Io poi sono uno con le lacrime in tasca, mi emoziono facilmente e sicuramente ieri lo sono stato e anche tanto.
Ambientazione : sala dei matrimoni civili nel Palazzo Reale in Piazza Duomo a Milano. Fuori pioviggine (ben augurante secondo la tradizione) e 10° scarsi, dentro tante persone e 20° in più. Secondo me lo fanno per facilitare la catena di montaggio dei matrimoni, visto che dentro uno, subito dopo un altro e così via tra un “può baciare la sposa e l’altro…”. Tanti volti cari che non vedevo da tempo, e qui il demonietto dell’emozione comincia a punzecchiare, e tanti meno conosciuti per il momento. Tradizionale tempo di attesa con sposi a espletare la parte burocratica delle varie firme che legalmente ti legano e poi l’ingresso della sposa con il padre: GianMaurizio Fercioni, il più famoso tatuatore italiano e uno dei più celebri scenografi europei ma sopratutto mio cugino paterno. Giusto per citare la cosa, ma non vi starò a fare la cronaca di un matrimonio: io la vivo come emozione, ma dubito che altri possano esserne coinvolti più di tanto. Così come mi emozionerà tornare ( se la cosa andrà in porto) sul ponte di comando di un esterna televisiva, vivendo quel mix di sensazioni che cresce con l’avvicinarsi della diretta, al suo culmine sul conteggio alla rovescia che ti arriva dalla sede di Milano e che sancisce l’inizio dell’evento in onda…
Una nota: alcuni colleghi dicono che ormai quando vanno in onda non provano più emozioni particolari… Se è vero, male e se non è vero, peggio. Ci sarà pure un motivo se quando finisci tutto, vai in albergo (o torni a casa) e non ti addormenti se non dopo un bel pò, tempo di scarico dell’adrenalina… Essere agitati no, ma la giusta tensione è essenziale, come in tutte le cose…

UNA MIRIADE RUTILANTE DI ARGOMENTI…

Io e la Parabolica (o soprelevata, così accontento tutti)

Oggi è una di quelle giornate delle quali puoi parlare per ore o per niente. Il problema è che mentre ti godi il bel tempo di una giornata festiva (per gli altri perché io lavoro…), vieni stimolato da tantissimi argomenti e questi si accumulano, al punto che ti dimentichi i precedenti e poi i successivi. Per questo il passaggio da tanti a zero è molto più facile di quanto si pensi. Oggi il giro ha visto un Parco di Monza più affollato di quanto abbia mai visto in precedenza: fortunatamente è talmente grande che la cosa non pesa più di tanto. Anche zone non frequentatissime come il Golf e la zona vicina oggi vedevano tante persone e non solo i runners e i ciclisti che anche durante il brutto tempo più brutto e il caldo più caldo ci sono sempre, ma anche famiglie con bimbi, cani, entrambi, poi coppie giovanissime e meno giovani… Allora io e Mou ci siamo esibiti in sentieri meno battuti, addirittura scoprendone di nuovi (per me), ritrovandoci a ridosso di un punto della pista che non conoscevo e in quel momento passavano alcune auto che stavano girando sul tracciato. La più scarsa avrebbe potuto ripianare il mio mutuo di casa e avanzarmi qualche soldino per togliermi degli sfizi…

Una delle auto che stavano girando in pista

Gira che ti rigira poi ci siamo trovati dove la nuova pista s’incrocia con il vecchio anello, dove c’era parecchia gente a piedi e in bicicletta e da lì rientrati in una stradina che riattraversava il golf, dove c’era una gara in corso. Il tutto passando da zone in ombra ad altre assolate, dall’asfalto allo sterrato e dall’erba rasata a tratti a “giungla”… e punti in cui erano accumulati resti della tromba d’aria che spazzò pochi anni fa oltre 500 alberi in tutto il parco di Monza

La cosa particolare di queste note, se ci fate caso, è che sono partito con l’idea di fare considerazioni sensate, e invece sto raccontando l’esistente… come un telecronista scarso…
Devo prendere l’abitudine di scrivere o dettare le cose quando mi vengono in mente e non lasciarle passare.
Vabbè, buon primo Maggio.