Cosa vuoi che succeda peggio della pandemia?

Potrebbe piovere… (Cit. Frankenstein Jr.)
Oppure potrebbe scoppiare una guerra in Europa, ma si può?
So che ci saranno diverse persone che non leggeranno più questo blog, ma avere un’opinione per adesso non è ancora vietato…
Ho un’età che non mi fa spaventare più di tanto, anche se una guerra è comunque una brutta roba, sempre e comunque. Mi preoccupo, come è logico che sia per le nuove generazioni, per mia figlia e per i figli di tutti che dovranno affrontare l’ennesimo regime aggressivo e chi lo sostiene.
Mi preoccupa avere anche tra gli amici persone che giustificano un’azione di questo genere, quasi di stampo hitleriano. Attaccare per difendersi è una vecchia e abusata formula per farsi i propri affari alla faccia degli altri, e se a farne uso è uno dei capi di governo più potenti al mondo e propriamente non uno stinco di santo visto il suo passato, Huston, abbiamo un problema… e grosso.
Anche perchè non puoi far finta di niente come ipocritamente facciamo nei confronti dei tanti scenari di guerra che accadono in tutta la terra… Qui hanno attaccato nella nostra cara, vecchia (e soprattutto vicina) Europa. Si è vero, non molto tempo fa l’avevamo dall’altra parte dell’Adriatico, ma, mi perdonino gli amici jugoslavi, gli interessi in gioco erano molto minori. Al di là della geopolitica c’era poco altro: qui parliamo di un paese con la superficie grande il doppio di quella italiana, con un Pil di 155 miliardi di dollari e con una posizione più che strategica, che fa gola a Oriente e Occidente.

SOGNO O SON PESTO?

La piramide di Monza

No, non ho sbagliato a scrivere o a fare del facile umorismo tramite calembours, è che in questo periodo sto facendo sogni molto vividi. Vividi al punto che la realtà è molto più confusa, quasi che fosse lei il sogno e non viceversa. Sarà che due anni e rotti fa, chi lo avrebbe detto che avremmo smesso di vedere persone, di fare le cose che facevamo abitualmente, di vivere distanti anziché il contrario. Quindi quando nei sogni oltre a succedere cose che sicuramente sono poco attendibili, ne capitano altre che potrebbero essere considerate normalissime ( in tempi pre-Covid), ecco che quando ti svegli e ti trovi a bardarti con protezioni varie, a far mente locale dei distanziamenti, dei pass, del fatto che quel bastardo di virus è ancora in girus, ti viene voglia di ristenderti da qualche parte e riaddormentarti.
Aggiungiamo poi che il ritmo della vita cambia proprio. Che prima , quando avevi bisogno di decantare rabbia, delusione e tutte le chiavi negative che si propongono normalmente nella vita di ognuno di noi, uscivi, andavi a fare qualcosa che smontasse il castello di arrabbiature e problemi che si erano accatastati per poi tornare a casa in condizioni passabili. Ora non è più così. Ora t’innervosisci e non hai più scuse per uscire, oppure non vai più al lavoro o per smart working o per altri motivi e anche quella valvola di sfogo manca. Non è il mio caso ma questo vale per i ragazzi: ai nostri tempi ci avessero detto della Didattica a distanza, i primi tempi avremmo stappato delle bottiglie per festeggiare… i primi giorni. Poi anche noi saremmo andati in crisi, non tanto per lo studio perchè chi vuole studiare studia e chi non vuole farlo non lo fa esattamente come prima. Ma perchè la ragazzina del terzo banco come fai a riaccompagnarla a casa, la partita con gli amici come l’organizzi, la biliardata durante le occupazioni scolastiche chi la fa, insomma tutte le cose che facevi con gli amici/compagni di scuola, come le fai? Poi, nello specifico, se durante questi giorni di quasi lockdown vai in pensione e non vedi più neanche i colleghi di lavoro oltre a non lavorare più, come la mettiamo. Conosco gente (tanta, ma proprio tanta) che alla parola pensione ti dice “… che c… fortuna” , e anch’io qualche anno fa me lo sarei detto ( anche se la Sig.ra Fornero o chi per lei avesse fatto altro nella vita non mi sarebbe dispiaciuto)… Ma in un periodo come questo, dove la cosa che cerchi di più è il contatto con il mondo, ma non si può, dov’è la fortuna. Ben venga il sogno..

Giancarlo Fercioni