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OGGI I PINK…

Mou in the Jungle…

Per chi ha letto già qualche post di questo blog, sa che spesso il “gancio” per le idee da sviluppare nascono da un vecchio iPod letteralmente saturo di musiche di ogni genere, accumulate negli anni. Oggi a battezzare la giornata “What do you want from me” da Division Bell dei Pink Floyd. Quindi il post dovrebbe essere sui massimi sistemi filosofici e non, anche se il periodo Psic su questo album era già acqua passata.
Accompagnato tutto da una giornata limpidissima e discretamente calda, come premessa non dovrebbe essere male. Insomma le premesse sono quelle che di inviterebbero a sperare in notizie e fatti positivi. A parte il tentativo ( reiterato anche in altre occasioni) di una femmina di Weimaraner senza guinzaglio con padrona meno furba di lei, di mordere Mou senza alcun motivo, per il resto la mattina è passata bene.
Odore di erba tagliata, una lieve brezza a mitigare i passaggi assolati, profumi di primavera con qualche accenno di polline, per ora ininfluente dal punto di vista delle allergie o quasi… La chitarra di Gilmour accompagna queste riflessioni e non è per niente male… Forse l’unico lato migliorabile è che mi aspetta nel tardo pomeriggio una regia di una trasmissione che finirà alle una di notte, ma, c’est la vie, se non ci fosse il lavoro non sarei così sereno. Per chi segue il basket italiano è di oggi la notizia dell’esclusione, sino a che la cosa non viene chiarita, della Fiat Auxilium Torino dalla Lega Basket dal momento dell’entrata con quota di maggioranza del Tycoon Gerasimenko, già proprietario recentemente di Cantù. Io, quando si tratta di normative sparse e fumose, faccio fatica.. C’è un motivo per cui non ho fatto Giurisprudenza all’università. Non ci avrei capito molto, forse nulla. Però l’applicazione delle regole non dovrebbero essere fatto a bocce ferme? Questo forse dimostra che non capisco. molto di queste cose, però percepisco qualcosa che non mi convince…
Come vede oggi si parla, citando un claim pubblicitario “di tutto, di più..”

basta poco …

questo ieri… oggi molto diverso.

Avere due giornate di seguito definibili belle pare sia impossibile. O per un motivo o per l’altro c’è sempre il “qualcosa” che spezza la linea della serenità. Per esempio oggi , dopo che ieri avevamo rivisto la primavera come dovrebbe essere, con un cielo terso e ripulito dal vento, c’è un lombardissimo cielo lattiginoso, con un sole che occhieggia appena appena dietro a nuvole e che non riscalda neanche per sbaglio. Risultato? Esci con maglione e smanicato sopra e passi la camminata a patire un discreto freddo. Rientri, e il tuo cane che dopo la passeggiata normalmente si avventa sulla ciotola e spazza via tutta la sua pappa, si sdraia sul divano schifando pappa e chi gliela vuol dare, e tu da bravo apprensivo, ti preoccupi visto l’appetito da Labrador di Mou…Probabilmente niente di preoccupante ma quando sei talmente assimilato ad un certo tipo di routine, basta poco fuori dalle linee abituali per scatenare preoccupazioni…
Poi se in tutto questo trovi anche dei dettagli stonati nella normalità, l’embolo che parte è dietro l’angolo…
Tipo:

marciapiede il lunedì…

Nel mio comune di residenza la raccolta dei rifiuti avviene principalmente il lunedì, con diversificazioni per la differenziata in altri giorni. Questo comporta l’esposizione dei diversi contenitori per l’immondizia… Magari lasciando lo spazio per camminare sui marciapiedi…
Questo per dire che a innescare una spirale negativa basta poco, per uscirne, spesso, ci vuole molto di più…

SILLY LOVE’S SONG

Da “ricomincio da capo”

Facile capire che il “gancio” è sempre il mio vecchio iPod stracarico di musiche di ogni genere. Un Paul McCartney ai tempi dei Wings sta sciorinando canzoni su canzoni, spesso facili, nel vero senso del termine “easy listening” che era uno dei miei cavalli da battaglia ai tempi della radio, insieme alla soft music. Allora tutti noi radiofonici avevamo, al di là delle fasce orarie in cui trasmettevamo, delle preferenze musicali e cercavamo, in un periodo in cui i palinsesti erano meno rigorosi, di proporle…
E’ un tipo di scelta anche non musicale: la parte affettiva è sempre stata ed è una parte importante del mio carattere: mi commuovo ancora adesso se ci sono coinvolti bambini o quattrozampe, se poi ci sono entrambi è un disastro… E anche le cose semplici, le amo particolarmente. Non perché quelle complesse non le capisca ( per lo meno non sempre), ma perché le difficoltà ci vengono imposte dall’esistenza e le dobbiamo forzatamente affrontare. Se oltre che dalla vita le dobbiamo subire anche nei momenti in cui non è necessario, beh, Houston, abbiamo un problema!
Questo è uno dei motivi per cui ho fatto tesoro dell’insegnamento di mio padre riguardo al cercare sempre anche nelle cose serie il lato meno serio, se non buffo. Che non vuole dire fregarsene dell’importanza di una cosa, ma del saperne cogliere tutti i lati, anche quelli paradossali o sovrastimati.
Non mi ricordo di chi sia il suggerimento dato da un vecchio attore ad un novellino riguardo al panico da palcoscenico ma funziona: “… appena entri in scena, guarda il pubblico, e immaginateli in biancheria intima…”
Tornando alla musica, fateci caso, non sto parlando di musica brutta, ma di quella semplice, che è comunque ben composta, arrangiata e con un racconto, anche semplice, ma ben presente.. McCartney in questo è sicuramente uno dei numeri 1.

si puo’ sempre scavare…

180° DI NESSUNO…

…è la pessimistica/ironica chiosa al “… si è toccato veramente il fondo…”. Quando pensi che ti puoi dare una spinta con le gambe e cominciare a riemergere, c’è sempre qualcuno o qualcosa che ti fa pensare al titolo di questo post. Ma facciamo finta di niente: godiamoci l’ultimo giorno di vacanza prima di rientrare nella routine quotidiana.
Oggi papaveri pochi ma papere tante. Nella quotidiana passeggiata con Mou, accompagnati finalmente da una bella giornata, siamo finiti nei giardini della Villa Reale di Monza, dove grazie al ponte extra lungo di questa fine di Aprile eravamo veramente in pochi.
Al punto che nel laghetto vicino alla villa, tutte le papere, cigni, tartarughe e via faunando, erano fuori a godersi questi primi tepori.

mancano i papaveri…

Se avete preoccupazioni che vi ronzano nella testa, fate fatica a liberare la mente dalle menate del lavoro o della vita in generale, fate amicizia con un quattrozampe: loro ascoltano, capiscono e sopportano chiedendo solo un pò d’affetto, che non farete alcuna fatica a dargli/le. Ci sono tanti rifugi dove non aspettano che voi. Non dico e scrivo altro, penso non ci sia bisogno.

Mou and me…

interconnesso…

Produzione di 14 anni fa…

Non so se sia per pigrizia o per voglia di raccontare qualcosa di più dei fatti miei: oltre al blog che state leggendo, negli anni passati e tuttora, pubblico anche un sito che raccoglie (per ora, poi vedrò di ridisegnarlo con più senso) cose di famiglia e mie. Questo è un estratto di una delle pagine che tratta del mio lavoro, qualche anno fa, il regista televisivo…
da www.fercioni.com

INTEGRAZIONE. Definizione:Completamento di qualche cosa con l’aggiunta di nuovi elementi.

INTEGRAZIONE TELEVISIVA. Definizione: personalizzazione con l’aggiunta di contributi, interviste e immagini più mirate, di un prodotto già esistente. Realtà: spesso aggiunta dei soli “faccioni” di giornalisti, oltre all’inserimento random di immagini di giocatori, allenatori e illustri sconosciuti su immagini live. 

Non voglio sparare nel mucchio, anche perchè, io per primo ha fatto danni prima di imparare a farne meno, però fare qualche distinguo si può. Intanto bisogna partire dal concetto che noi registi siamo fondamentalmente degli egocentrici e il fatto di non poter “firmare” in qualche modo le riprese ci fa venire l’orticaria. Quindi se vediamo che le riprese di una partita non rispondono ai nostri desideri, cerchiamo di correggere l’incauto collega, il più delle volte combinando danni peggiori. Cosa si può fare per evitare di rovinare ulteriormente la visone al pubblico? A parte il non integrare (che non migliora il programma),secondo me ci sono diversi livelli di intervento. 

Premesso che non si può duplicare il numero delle camere perchè in quel caso cambia nome, non è più un’ integrazione, è una produzione di fatto.Si può, ricevendo il segnale “clean”, cioè pulito, privo di grafiche e personalizzazioni della regia principale, integrarle con una o più fonti di immagini, quali telecamere, contributi registrati o altro. Per fare un esempio, parliamo di una cosa che è in atto in questo momento e cioè la produzione delle partite di serie A di calcio. Ci sono tre Host Broadcaster , Sky, Mediaset e la 7 che si spartiscono le riprese delle partite e che a rotazione, quando le riprese vengono prodotte dall’altro,  integrano con 2 o più telecamere, ed un numero variabile di Rvm che registrano le  telecamere ed un numero altrettanto variabile di segnali diretti delle telecamere della regia principale. 

La cosa che salta agli occhi è la differente matrice, il format, col quale vengono prodotte le partite e le modalità delle integrazioni quanto incidano nel programma finale, quello visto dagli spettatori. Anche se l’origine è comune, quella Mediaset degli anni ’80, l’evoluzione ha preso diverse direzioni:alcune ben precise come quella del periodo “francese” di Tele+, rigorosamente legate ad un format. Altre come quelle di “la 7” , più legate alle idee di un singolo regista, cosa buona finchè il regista in questione produce una sola partita alla volta, ma quando queste aumentano di numero e l’ubiquità rimane prerogativa divina… Mediaset rimane nel mezzo, figlia dell’idea primaria di ripresa simile a quella inglese, ma con le smanie di dover dimostrare di essere più brava delle altre e con i rischi che questo comporta. E le integrazioni vanno di pari passo: Sky interviene molto nel pre e nel post partita, mentre durante si limita ad aggiungere eventuali immagini che aggiungono (e non sostituiscono) alle originali. L’unico caso di “sostituzione” avviene quando sul segnale master ci si attarda troppo, a palla in gioco, su replay o inquadrature strette e si inserisce la cam 1 (proveniente dalla regia principale), per non perdere il gol o fasi significative della partita. Per il resto del prodotto, dovrebbe essere buona grazia mantenere omogeneo il segnale prodotto dall’Host (anche se i brufoli prudono) anche perchè la lettura del pensiero non rientra nelle prerogative registiche e quindi l’errore è sempre dietro l’angolo. 

E’ vero che ci si conosce quasi tutti, tra noi (è un mondo piccolo, come quello Guareschiano) e che ognuno di noi ha un’impronta facilmente riconoscibile, però, hai visto mai, una crisetta di pazzia ogni tanto può capitare… Altra storia quando si lavora tutti dalla stessa parte della barricata e quindi, con briefing, controbriefing e superdoublecheck, si decidono le modalità di ripresa e quindi l’integrazione. Normalmente in questo modo limiti molto le possibilità d’errore (ho detto limiti, non elimini, la Legge di Murphy è lì apposta). 

c’era una volta…

Palasport Milano a S.Siro prima della nevicata dell’85

L’altra sera ci ho camminato sopra…
Chissà come mai, gli spunti per questi post provengono sempre da situazioni legate al lavoro. Questa volta, ero a S.Siro per la diretta di una partita di calcio e, stranamente, mi ero affidato ai mezzi pubblici. Per chi non lo sa, ora con la MM linea cinque, lilla per chi guarda i colori, si scende nel piazzale antistante lo stadio Meazza, S.Siro. In quel piazzale fino al 1985 era situato il Palasport dove giocava la Milano del basket e si teneva la sei giorni di ciclismo. A metà del mese di gennaio dopo diversi giorni ininterrotti di neve, il palazzo collassa poche ore dopo che la squadra era uscita dopo gli allenamenti. Da quel momento, un calvario di rinvii, decisioni prese e decisioni mancate, porta alla trasformazione di uno dei più begli impianti del settore di quel periodo in un rudere prima e in una zona di degrado poi. Una volta costruito poi il Forum di Assago dopo il provvisorio (ma ancora esistente) PalaTrussardi rinominato enne volte a seconda degli sponsor e abbandonate le speranze di rivedere l’impianto del basket di fianco a quello del calcio, l’area si trasforma parte in un parcheggio ad uso dello stadio e parte in un “giardino”…

La stessa area nei primi anni 2000

Ma le vicissitudini di questa area non erano ancora finite: per integrare i servizi di trasporto nel periodo pre-Expo, cominciano i lavori della linea metropolitana 5 , che inevitabilmente, prendendo spazio nel piazzale, generano uno spostamento del parcheggio dei pullman dei tifosi e una riduzione dell’area verde…

Il piazzale in questo periodo… (da Mappe )

Uscito dal Tv Compound dello Stadio, come ho scritto a inizio post, ho attraversato l’area verde, calpestando un luogo che da tifoso, ho frequentato assiduamente. Il Palasport, esteticamente bellissimo, non era precisamente l’ideale per chi come me non poteva allora permettersi posti nei parterre o vicini al campo, perché tra le tribune non numerate e il campo c’era l’anello della pista per il ciclismo e questo ti allontanava considerevolmente dal campo. Se non avevi la vista buona potevi fare confusione coi giocatori…

tocchiamo ferro… tutto bene…

Mou Cucciolo

Uno di quei giorni che ti guardi intorno, cercando di capire da dove arriverà la mazzata, e questa non si palesa. Pensi che, come tradizione vuole, qualche cosa storta debba arrivare, e invece non arriva. Così continui a rimanere sul chi vive e non ti godi la giornata, che per una volta, una delle poche, è tranquilla. Passeggiata a piedi con Mou al Parco, nessun incontro/scontro con altri cagnoni, anzi: un incontro felicissimo con un suo vecchio (è il caso di dirlo perché ha la rispettabile età di 15 anni) amico. Riconosciuto dopo diversi anni di lontananza e affrontato come se fosse ancora cucciolo, in modo affettuosissimo. Giornata né troppo calda e nemmeno fredda, con una lieve brezza a mitigare il tutto. Siamo così prevenuti verso la felicità (o la più possibile serenità) che quando capita, non ce la godiamo. Dovremmo forse affrontare le giornate più serenamente, tanto se ci deve capitare qualcosa, succede anche se stiamo attenti. Quindi perché rovinare quel poco che ci viene dato? Viviamo serenamente. Se c’incazziamo non cambia nulla e perdiamo la lucidità per affrontare correttamente le cose.
Questo è il tipico post che nasce scrivendolo: originariamente avevo in mente di scrivere d’altro, qualcosa ancora pescando nel mio (lungo) passato, poi ho visto questa foto, ho realizzato che la giornata poteva non essere raccontata perché tutto (sinora) è rimasto nella normalità e da qui è nato…

Mou stamattina, al sorgere del sole…

nota le note…

Chi dice che i cani non sono romantici?

Intanto una annotazione per tutti i lettori di questo blog: sto cercando di rispondere a tutti e un pò alla volta spero di riuscirci…
Un tempo, quando giocavo solo con vari siti di cui non ho mai capito l’impatto, citavo il “club dei 23” di Guareschiana memoria: quello che lui, un pò giocando e un pò credendoci indicava come i suoi lettori. Calcolando che ancora adesso, dopo decenni dalla sua scomparsa, è lo scrittore italiano più tradotto al mondo, forse sono un pò di più. Adesso mi trovo ad avere, non so in base a quale innesco esplosivo, continue iscrizioni… Strana tempora currunt… Come è facile vedere, scorrendo i vari post di questi mesi, non c’è un tema particolare. Ho guardato qualche blog in giro e, a parte gli “influencer” (io lo sono solo quando ho la febbre e la tosse..), gli argomenti sono mirati, spesso legati alla professione di chi li scrive e i temi trattati anche. Questo blog è come me: tante idee, neanche messe in fila, scritte a seconda dell’umore e dei suggerimenti del giorno. Neanche l’attualità mi sfiora, se non quando scrivo di basket: il resto è storia, preistoria, osservazioni, ragionamenti ecc. il tutto shakerato e messo lì, un pò alla rinfusa.
Oggi, a parte il poco riposo dovuto all a fine dell’ultimo studio finito all’una di notte, con relativo rimbambimento, la giornata è partita bene, con una passeggiata rilassante con Mou in versione “son tornato cucciolo”, quindi con giochi insieme ad altri cani, disponibile e bravo, durata i soliti cinque chilometri circa.

mezza giornata…

Poi adesso al computer e poi, dopo pranzo, altra giornata/nottata di lavoro… Particolari osservazioni ? A parte la cosa buffa di un cantiere aperto di fianco ad una casa di riposo per anziani, non molto altro.
Come vedete ci sono post che raccontano la routine quotidiana: club dei 2,3, arrivo…

Nomen omen…

un vecchio banner di molti siti fa…

Non voglio tediare chi non è interessato riguardo a storie di famiglia… per quello c’è già il sito www.fercioni.com.
Invece la mia intenzione è quella ricercare di spiegare cosa può significare il portarsi dietro un cognome “pesante” o che in passato lo è stato. Senza entrare nel merito, il mio lo è stato grazie a mio nonno e ai miei genitori e zii.
Questo , per lo meno è una mia sensazione, ha condizionato una buona parte della mia vita e , almeno un pò, lo fa tuttora. Lasciando da parte l’orgoglio di aver avuto nel mio passato persone che hanno fatto cose importanti, l’eredità mentale è quella di dover essere e rimanere al loro livello. Cioè di fare qualcosa di significativo, qualcosa che nel futuro faccia dire a mia figlia o a persone vicine di essere stati orgogliosi di me.
Il lato negativo è che poi diventa una catena quasi inevitabile e non so se questo sia giusto. Il rischio è quello di far diventare tutto ciò un peso o un aratro, una cosa che invece di stimolare possa poi frenare la propria strada normale.
Intendiamoci, non sono poi sicuro che questo magari non abbia influito, quando si è trattato di scegliere un mestiere, tra alcuni forse più remunerativi e anonimi e altri potenzialmente più evidenti ma magari meno “interessanti”. Tutto sommato spero di aver fatto le mie scelte nella vita, lavorativa e non, in base a quello che mi interessava fare di più e non quello che mi avrebbe fatto guadagnare maggiormente. Qui ci saranno commenti sicuramente ironici o negativi. Spero che qualcuno che capisca la cosa ci sia. Faccio ancora il regista televisivo da trent’anni e da più di quaranta considerando precedentemente la radio e la televisione con altre mansioni. Avrei potuto continuare a fare il copy o il grafico o finire architettura e lavorare su altri tipi di idee. Invece sono ancora qui, con uno stipendio come tanti che lavorano come dipendenti, sicuramente non male ma senza essermi arrampicato a tutti i costi più in alto. Fondamentalmente non mi interessava farlo: fino ad un paio d’anni fa ho lavorato su cose che mi piaceva fare, adesso per contingenze differenti magari un pò meno… Ma come si usa dire :”… tirare la lima e lavorare in fonderia, sono un’altra cosa…”

quasi come in radio…

1977…

Non so come vengano tradotti questi post, sicuramente o avete degli ottimi strumenti per il translate o c’è più gente di quanto pensi che conosce l’italiano. Perchè io utilizzo spesso forme gergali, giochi di parole e fraseologie spesso difficili nella stessa lingua italiana. Mah! Un giorno lo capirò, per adesso ringrazio tutti quelli che scrivono e commentano sulla base di quello che racconto. Ancora una volta un riferimento al mio vecchio amore, la radio, è inevitabile.
Anche allora , nell’interscambio di argomenti (allora mediante telefonate o posta non certo elettronica…) ogni tanto avevo la sensazione di essere frainteso, così come spesso mischiavo parole creandone di nuove…
La vera forza della radio rispetto alla tv è propio quello di generare immagini proprie nella singola immaginazione di chi ascolta, sulla base di quello che dici. Cosa che la televisione impone, lasciando poco spazio all’immaginazione.
Il web scritto (come i libri e le pubblicazioni in generale) lascia spazio all’immaginazione: al massimo ad instradare la fantasia ci può essere un’immagine, una foto, una clip. Ma l’importante è quello che viene letto…