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Tu chiamale se vuoi…

Medaglia d’Oro! Medaglia D’Oro!Medaglia D’Oro….

Dopo tanti giorni nella più piatta delle normalità, ogni tanto si esce dalla routine ed arrivano, come dice il titolo… “emozioni…”.
Lo stesso giorno scopro che potrei andare in pensione anche subito (o quasi…), scopro che anche mia moglie potrebbe farà una cosa simile a breve e nello stesso giorno viene messo in palinsesto su Sky, grazie anche alla mia buona abitudine da accumulatore compulsivo, uno speciale per i vent’anni dell’oro di Parigi della nazionale di basket, dove ho vissuto quell’esperienza molto da vicino, praticamente sempre insieme agli azzurri di allora… Speciale molto ben realizzato da Alessandro Mamoli, ma con tutte le immagini e le emozioni che quelle immagini riportano a galla.
Per me , ancora adesso , nonostante la produzione fosse stata fatta con pochi mezzi a causa dell’acquisizione dell’evento avvenuta a budget chiuso e quindi inventandoci cose e persone per portare a casa la produzione, è una delle cose più importanti della mia vita professionale.
E più commoventi: la sintesi di tutto questo è nell’abbraccio tra Meneghin padre e il figlio Andrea, avvenuto quasi a bocce ferme dopo un contatto durissimo subito da quest’ultimo, negli ultimi istanti della finale Italia Spagna. Era un tripudio di endorfine e lacrime: Flavio Tranquillo con la voce disintegrata dall’emozione, il Coach Peterson anche lui non più nano ghiacciato, ma fuso. Tutto il gruppo di lavoro con un marasma misto di magone e commozione: chi in campo, chi in regia tutti con il classico groppo in gola. Io che cercavo di spiegare al cameraman francese tra una lacrima ed un singhiozzo cosa avevo bisogno che mi inquadrasse e lui che ha fatto finta di capire ma ci ha preso comunque con le immagini.
Un avventura cominciata da Antibes che sembrava doversi bloccare lì per un Carlton Myers a fare da salvatore della Patria che sbaglia l’inverosimile sul finale della partita d’avvio del torneo. In carovana su fino a Le Mans dove a parte Sabonis che ha fatto quel che ha voluto, noi abbiamo trattato le altre squadre come degli escargots, piatto locale: ce li siamo mangiati. E poi Parigi. Dove nelle semifinali abbiamo giocato la vera finale, contro la Yugoslavia, e abbiamo vinto, per fare poi una quasi passerella contro la Spagna. Avventura che ha avuto una coda, quando, molto carinamente, siamo stati invitati alla premiazione ufficiale e lì, hanno premiato anche noi, con una copia (non importa ha lo stesso valore) della medaglia data all’Italia.
Poi, vent’anni dopo, con un montaggio fatto da interviste di questi giorni, immagini ufficiali e quelle ufficiose (girate dal sottoscritto) è nato questo speciale che ha riportato a galla le stesse emozioni di allora. Emozioni? Emozioni.

Dubbio…

Oggi il vecchio iPod è solo di compagnia e non d’ispirazione, con Battisti che imperversa… In compenso il tema del giorno è ondivago: non so se continuare le storie del mio passato, decisamente abbondanti o parlare di qualcosa che mi fa arcuare la schiena come i gatti quando sono irritati… La tentazione è forte. Premessa: devo ringraziare il cielo di aver sposato una persona che sa “…far di conto”, cioè che fa quadrare i conti a fine mese, sennò questo blog proverrebbe da qualche cella o da sotto qualche ponte, vista la mia in-capacità di ottemperare a tutti i doveri finanziari che la vita civile ci impone.
Però, nonostante questa incapacità , avverto che c’è qualcosa di sbagliato in un certo tipo (purtroppo molto frequente oggi) di manager ai quali nemmeno io affiderei la spesa al supermarket, nonostante svariati Master in non si sa quale specialità economica.
La mia idea di bravo manager è quella di uno che sa far aumentare il prodotto/guadagno della azienda per il quale lavora, non che fa risultare il “+” dalla diminuzione delle spese (ovviamente sulla pelle di colleghi che poi sono costretti a lavorare in situazione di difficoltà operativa).
La saggezza popolare dice : poco e bene non vanno insieme. Ovvero se vuoi ottenere buoni risultati non puoi farlo senza spendere quello che serve per farlo. Se togli quello che occorre per ottenere un risultato e pretendi che questo venga ottenuto lo stesso, allora, Houston, abbiamo un problema… Certo che gli sprechi, in qualsiasi caso, vanno eliminati o limitati il più possibile, ma eliminare il necessario anziché il superfluo è la base sicura per creare problemi e non per risolverli. Poi se qualcuno mi fa vedere che aziende in cui il personale, a partire da chi fa le pulizie per arrivare a chi deve prendere decisioni, lavorano bene se sono sottopagati, sotto organico, sottostimati e motivati e tutto “sotto” rispetto alle necessità operative quale che sia il prodotto, allora, ricomincerò a credere a Babbo Natale, a BigFoot e ai politici onesti…