Archivi tag: Manzoni

tu chiamale se vuoi…

pensieri e parole…

Tra uno scaldacollo da moto usato come mascherina e passeggiate col cane sempre più ridotte per mancanza di obiettivi ( i parchi sono chiusi), passano le giornate.
In attesa di non si sa cosa, mentre si sa quello che si spera: che le cose tornino con una sembianza di normalità, anche se tutti siamo sicuri che non saranno più come prima.
Non sarà come la fine della guerra, dove un documento chiude (almeno sulla carta) le violenze e gli scontri. Sarà una cosa progressiva, poco alla volta, senza quella sensazione che ti fa tirare il famoso sospiro di sollievo (senza la mascherina…) e con il rischio che finchè non ci sarà una cura, qualcuno infetto bussi alla porta.
Di sicuro, faremo scorta delle esperienze vissute: sapremo come ci si deve comportare, almeno chi ragiona lo farà. Per i fessi speriamo ci pensi il virus, magari in forma blanda, ma che gli faccia capire che nessuno è invulnerabile e che se ti dicono di startene a casa, forse è meglio farlo. Di sicuro stiamo imparando che veramente la propria libertà finisce dove comincia quella di chi ti è vicino e viceversa , e il rispetto diventa fondamentale in entrambe le direzioni. Stiamo imparando a organizzarci il tempo in casa, il cosa fare, l’apprezzare la compagnia da un lato e rispettare la solitudine dall’altro. Dopo questa solitudine imposta magari saremo più tolleranti in mezzo alla gente, sperando che questa abbia imparato a non esagerare…
Nel frattempo siamo ancora in mezzo a quest’epidemia, dove c’è gente che soffre ( e a volte muore…), dove c’è gente che si sbatte per curare chi è malato e dove chi nega l’evidenza se ne frega e continua a fare quello che vuole. Ma è storia vecchia, anche Manzoni nei suoi “Promessi Sposi” racconta di storie simili durante la peste e anche il Boccaccio nel Decameron, sempre in un’occasione simile, narra storie ambientate nel periodo. Si vede che le epidemie stimolano la creatività… Aspettiamo qualche opera omnia scritta in questo periodo, l’occasione è propizia. Covid Tales…

STAGIONOPATICO

Il Castello Sforzesco dal Duomo di Milano

Ho barato, lo ammetto! Queste sono foto di dieci anni fa, quando la skyline di Milano era ancora come quando ero giovane. Non c’erano ancora i nuovi grattacieli, il quartiere Isola era ancora l’unico sopravvissuto alle bombe alleate, piazza Gae Aulenti era ancora di là da venire, la zona del Portello era ancora quella della vecchia Fiera di Milano o quasi e s’intravedeva appena appena il cantiere del nuovo palazzo della Regione Lombardia.

Il Pirellone e la Torre Breda

Allora, se dovevi rappresentare Milano in sintesi, avresti messo il Duomo, il teatro della Scala, il castello Sforzesco, la torre Velasca, La Basilica di Sant’Ambrogio, le Colonne di san Lorenzo, la Galleria e il grattacielo Pirelli. Ma stava per cambiare tutto in previsione dell’Expo che avrebbe portato milioni di visite nel 2015. Stavano per partire (alcuni lo erano già) cantieri ovunque, per la gioia degli ùmarell milanesi ( nota per i non lombardi: gli ùmarell sono gli anziani che si mettono a guardare e commentare i cantieri…) . Intendiamoci, Milano, dal punto di vista architettonico, anche adesso è bellissima, ma la mia Milano, quella che ho vissuto da ragazzo, mi piaceva di più. Forse meno internazionale, sicuramente più grigia a causa dello smog e della nebbia che si spingeva fino in centro, ma con delle atmosfere che ora non ci sono più. Era una città da fotografare in bianco e nero e con tutte le sfumature di grigio: da qualche parte devo avere ancora dei negativi di foto scattate sui navigli e nel Parco Sempione in mezzo alla nebbia che raccontavano cos’era Milano. Anche via Montenapoleone, l’attuale quadrilatero della moda, allora aveva tutta la gamma dei grigi a colorarla. I Bus allora lontani dai filtri antiparticolato e i riscaldamenti molto eterogenei aiutavano questa Milano B/W. Molte industrie erano ancora all’interno della città e questo aveva come effetto secondario di abbassare le falde acquifere milanesi e di rendere “milanese” il cielo. Manzoni lo aveva visto prima della rivoluzione industriale e sapeva quanto fosse “… così bello, quando è bello, così splendido, così in pace…” . Infatti ho dei colleghi romani, con i quali c’era a distanza lo scambio di battute sulla querelle Roma-Milano, che quando sono venuti a lavorare a Milano, sono rimasti stupiti dalla bellezza di questa città…

OLYMPUS DIGITAL CAMERA