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Il fiume scorre lento…

…Oppure molto veloce , al punto che non ti rendi conto di quanto lo sia.
A giorni sono due anni che sono sulla gobba di Aigor Inps e non ho ancora combinato nulla di quello che volevo fare o di quello che comunque avrei potuto fare.
Non è una bella cosa per uno che per lavoro o per voglia è sempre stato iperattivo. E’ vero che alcune cose non sono colpa di nessuno (o per lo meno né mia né di Nadia)… Ovviamente mi riferisco alla ristrutturazione della casa di mia mamma a Milano, già cominciata male a causa di quella bufala del Bonus 110 mai partito per quella casa, che emotivamente o fisicamente mi ha fatto trascinare tutte quelle piccole cose che volevo fare. Sicuramente è stata anche una buona scusa, ma altrettanto sicuramente se non avessi avuto enne riunioni condominiali, bienne riunioni con architetto, trienne riunioni con l’impresa edile e tutte le volte che sono andato a Milano per vedere i lavori al rallentatore, avrei avuto la testa più sgombra per fare altro.
Poi ho questa idea (che continua a rimanere mezza) di trasmettere da casa riprendendo la mia vecchia passione per la radio accantonata da 28 anni. L’altra mezza rimane bloccata per motivi “tecnici”… Sembra paradossale ma pur avendo, tra radio e tv lavorato per 46 anni, io non passerei neanche l’esame base della “Scuola Radio Elettra“. Quello che so fare l’ho imparato con il sistema empirico: provando, leggendo, riprovando, sbagliando, correggendo e riprovando. E la stessa cosa vale per i computer, web e paccottiglia varia. Quindi, quando mi vedrete o su YouTube o mi sentirete/vedrete su qualche radio, vorrà dire che la formula magica l’avrò trovata…
Quindi
A rivederci…

Adesso c’è un motivo in più…

Il Lambro all’altezza del “Port de Peder”

Oggi siamo pratici, basta pippe social, parliamo di quello che è più importante: l’aria che respiriamo.
Chi vive come me in una delle tante città della Valpadana ha già capito… In questi giorni la mascherina non è solo per il maledetto virus, ma soprattutto per respirare un pò meglio (o meno peggio, come preferite…).
Non riesco a capire per esempio i runners in questi giorni. O meglio: li capisco nella loro volontà di fare una sana corsa, stare in forma, tenere il proprio fisico nel migliore dei modi. Ma proprio per questo non li capisco ora: mi sembra di essere tornato ai tempi di quand’ero giovane che abitavo nel centro di Milano e le case erano annerite dallo smog, generato, allora si, dagli scarichi dei veicoli a motore e come adesso, dai vari riscaldamenti molto eterogenei. Allora c’erano ancora riscaldamenti con stufe che funzionavano a carbone e legna, riscaldamenti centralizzati che bruciavano la qualsiasi, case con camini usati anche per riscaldare e non parliamo poi delle fabbriche che ancora sopravvivevano all’interno della città. La cosa buona di allora era che il clima non era ancora compromesso e a Milano, d’inverno, ogni tanto si alzava un vento che secondo le tradizioni durava tre giorni e ripuliva un pò l’aria, aiutato da pioggia e neve che erano molto più frequenti di ora. Oggi, si alternano periodi siccitosi in cui l’aria non gira, l’inquinamento stagna e i polmoni già provati da tante cose ci mettono poco a rovinarsi. Pensiamoci su…

LONG TRAIN HOME

serenità

Non sono abituato a scrivere mentre vado a trecento all’ora, però ci provo. Più o meno a metà del viaggio, tra Napoli e Milano su di un treno ad alta velocità (e oggi anche comodità, visto il posto molto confortevole), con la musica del mio Ipod nelle orecchie, tra un sonnellino e l’altro conciliato dal movimento è il momento di rimettere in movimento le meningi… Come al solito non c’è niente di meglio che allontanarsi per avere una visuale migliore di tutto quello che normalmente ti è vicino. Casa, famiglia, lavoro e e tutto quello che fa parte abitualmente della vita quotidiana..e rendersi conto che mancano è paradossalmente di conforto.
Vedere che continuano ad essere importanti, che il tempo non ha intaccato gli affetti, che la routine non è riuscita ad macinare i rapporti con il mio (molto) prossimo.
Ed è la stessa sensazione di sicurezza, tranquillità e perché no, di benessere, che si ha quando si è vicini alle persone care. Sarò anche condizionato dall’effetto Christmas, quello che ci rende momentaneamente (speriamo di no) più buoni, ma confido nel fatto che sia una cosa più duratura, perché nata molto prima delle feste…

Sono passate quasi 24 ore da queste righe, sono a casa e quel senso di tranquillità persiste, ed è un buon segno. Anche perché da buon meteoropatico dovrei essere di pessimo umore: qui il grigio più grigio del grigio è il colore dominante del cielo, con una pioviggine noiosa e fastidiosa, che ti toglie la voglia di uscire e di fare qualsiasi cosa.
Però, mi giro, vedo la mia famiglia in giro per casa, il mio cane che chiede coccole e crocchette, qualche apparecchio televisivo o radiofonico in sottofondo che non dice niente di particolare ma crea una base sulla quale parlare, ragionare e mettere i miei sempre presenti acufeni in seconda fila e tutto sommato va bene così.
La settimana si propone abbastanza neutra, con impegni sui generis al lavoro, riunioni, qualche special natalizio da registrare e nel week end l’ultima giornata del campionato di calcio da produrre prima della pausa natalizia.
Ad incastro in questi impegni, visite presso qualche amico e parente per gli auguri, gli ultimi acquisti per i regali e “varie ed eventuali”. Insomma, una discreta normalità che è indice di quello al quale bisognerebbe aspirare sempre: non la tanto aspirata felicità ma una serenità abbastanza costante, non noiosa ma neanche faticosa… Insomma : Serene Feste.<

STAGIONOPATICO

Il Castello Sforzesco dal Duomo di Milano

Ho barato, lo ammetto! Queste sono foto di dieci anni fa, quando la skyline di Milano era ancora come quando ero giovane. Non c’erano ancora i nuovi grattacieli, il quartiere Isola era ancora l’unico sopravvissuto alle bombe alleate, piazza Gae Aulenti era ancora di là da venire, la zona del Portello era ancora quella della vecchia Fiera di Milano o quasi e s’intravedeva appena appena il cantiere del nuovo palazzo della Regione Lombardia.

Il Pirellone e la Torre Breda

Allora, se dovevi rappresentare Milano in sintesi, avresti messo il Duomo, il teatro della Scala, il castello Sforzesco, la torre Velasca, La Basilica di Sant’Ambrogio, le Colonne di san Lorenzo, la Galleria e il grattacielo Pirelli. Ma stava per cambiare tutto in previsione dell’Expo che avrebbe portato milioni di visite nel 2015. Stavano per partire (alcuni lo erano già) cantieri ovunque, per la gioia degli ùmarell milanesi ( nota per i non lombardi: gli ùmarell sono gli anziani che si mettono a guardare e commentare i cantieri…) . Intendiamoci, Milano, dal punto di vista architettonico, anche adesso è bellissima, ma la mia Milano, quella che ho vissuto da ragazzo, mi piaceva di più. Forse meno internazionale, sicuramente più grigia a causa dello smog e della nebbia che si spingeva fino in centro, ma con delle atmosfere che ora non ci sono più. Era una città da fotografare in bianco e nero e con tutte le sfumature di grigio: da qualche parte devo avere ancora dei negativi di foto scattate sui navigli e nel Parco Sempione in mezzo alla nebbia che raccontavano cos’era Milano. Anche via Montenapoleone, l’attuale quadrilatero della moda, allora aveva tutta la gamma dei grigi a colorarla. I Bus allora lontani dai filtri antiparticolato e i riscaldamenti molto eterogenei aiutavano questa Milano B/W. Molte industrie erano ancora all’interno della città e questo aveva come effetto secondario di abbassare le falde acquifere milanesi e di rendere “milanese” il cielo. Manzoni lo aveva visto prima della rivoluzione industriale e sapeva quanto fosse “… così bello, quando è bello, così splendido, così in pace…” . Infatti ho dei colleghi romani, con i quali c’era a distanza lo scambio di battute sulla querelle Roma-Milano, che quando sono venuti a lavorare a Milano, sono rimasti stupiti dalla bellezza di questa città…

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CLOSE ENCOUNTERS…

Basta uscire presto…

Non abito in campagna, vivo nell’hinterland milanese-brianzolo e nonostante ciò, se ti fai una passeggiata presto, fai facilmente questi ed altri incontri. Ci sono anche lepri e coniglietti che però, timidissimi e spaventati, si allontanano prima di essere fotografati. poi ci sono quelli che si fanno solo sentire ma vederli è quasi impossibile: parlo dei picchi, di cui si sentono a brevi intervalli le raffiche delle loro beccate sulle cortecce degli alberi. Non c’è verso: suono, t’immobilizzi guardando nella direzione di provenienza, nulla. Riparti, altra raffica di colpi di becco che sembra sfotterti. Ma un giorno ce la farò a vederli…
E dire che quando, per problemi economici della mia famiglia, fui costretto ad andar via da Milano, ero in crisi, volevo tornare disperatamente nella mia città. Poi, dopo il matrimonio, spostatomi in Brianza vicino al parco di Monza, ho scoperto cosa vuol dire uscire di casa e perdermi in boschi dietro l’angolo: trovare angoli nascosti, la natura che ti circonda improvvisamente e scoprire, senza rinnegare l’amore per le proprie origini, che ci sono posti dove ti senti a tuo agio anche fuori dal tuo ambiente abituale.

cascata del Lambro
Il Lambro un pò in secca…

luci a s.siro…

la nevicata dell’85

A volte una canzone ascoltata per caso, da una radio, da un vecchio iPod, da una finestra, rimette in moto quel meccanismo terribile/meraviglioso dei ricordi. E ti ricordi da dove vieni, le tue origini, il tuo passato, il bello e il brutto e quando. E come ti senti bene quando ti trovi in certi posti e come questo ti faccia sentire male, perché i posti sono cambiati e la gente spesso non è più la stessa. Io sono nato a Milano, con origini lombarde, toscane e emiliane. Un mix che non mi dispiace, che mi ha aiutato ad affrontare una vita che sinora è stata (come tante) fortunata in una buona parte, tosta da affrontare in altri momenti. Una miscellanea per la quale devo ringraziare dei genitori meravigliosi, che mi hanno insegnato ad affrontare le cose nel modo giusto: sdrammatizzando quando è il caso, ma affrontandole comunque. Pensando che dietro ogni problema c’è un lato poco serio… Sotto un completo firmato c’è sempre qualcuno in mutande. Poi l’importanza di quello che ti possono comunicare i ricordi, quindi farne tesoro, usarli come base per costruire il resto della tua vita. Oggi filosofia spicciola a manetta…