qualche giorno… diverse cose

fumare fa male. il bastoncino no…

Giorni un pò carichi… cose, emozioni, ricordi… e questo distrae dallo scrivere. Poi in quei maledetti telefonini e simili si insinuano giochi stupidi dal quale è difficile allontanarsi e che ti portano via , testa e tempo. Unica soluzione, drastica, l’eliminazione del gioco in questione. Se giocate con pad o smartphone, fatelo con giochi a difficoltà non progressiva, perchè la sfida continua è mortale. Parentesi chiusa, torniamo a noi. Quando sei nella routine più inevitabile è probabile più che possibile che i pensieri e i ricordi vaghino. La rabbia è quando un ricordo comincia e non prosegue, causa perdita dei dettagli, che si nascondono nelle pieghe della mente e lo fanno benissimo. Intanto ad aiutare queste riflessioni c’è un vecchio iPod (con la “o”, mi raccomando, quello della musica e dei video…) dove ci sono diverse migliaia di brani di ogni genere. Fatto partire nella versione random è una sorpresa continua: da Ho visto un Re di Jannacci a Hide and Seek di Imogen Heap, a Bowie, ai Pink Floyd, da Canzone per un’amica a Emerson, Lake & Palmer… E queste musiche scavano, eh se scavano… Anche se magari i ricordi non emergono completamente, le emozioni si. Inoltre ci si mettono i sogni, spesso vividi. Al punto che il risveglio non se li scrolla completamente di dosso e te li trascini anche nella realtà. Non pensavo che una pizza al salame piccante provocasse tutto ciò…

fusse che fusse la vorta ‘bbona?

nuvole?

Cito volentieri Nino Manfredi, un pò perchè ci sono cresciuto con la sua bonaria ironia, il suo grande volto e quella inevitabile simpatia che generava il solo vederlo e un pò perché qui al nord, la pioggia, la invochiamo da mesi in tutti i modi possibili.

Stamattina un’apparizione: nuvole, accompagnate da un altro indizio di pioggia, il suono di auto (o moto) che provano sulla pista dell’Autodromo, pur in assenza di vento… Poi durante la abituale passeggiata con Mou, quell’odore tipico della pioggia che ci ha fatto accorciare il giro trasformandolo in giretto.

Lo so che non sempre quello che scrivo fatica ad essere interessante, ma è un atto di onestà nei confronti di chi legge. Un blog, per me, è un diario quotidiano che, come è quello che viviamo, a volte interessante e molte altre normale, semplice, qualche volta banale.

Potrei tornare a parlare di basket da tifoso, visto che da addetto ai lavori lo sono sempre meno data la carenza di eventi di questo sport nella televisione per la quale lavoro. Le finestre della Nazionale sono terminate, fortunatamente con la qualifica ai Mondiali che si, manderemo in onda ma per ora non si sa con quale formato. Dubito che vedrete un Fel-cio-ni versione esportazione, a meno di un cambio di orientamento editoriale con relativo implemento di budget…

Reduci da una passeggiata contro Torino, con la formula small-ball sempre più convincente, grazie al ritorno dei due lungodegenti Nedovic e Tarczewski e ad un utilizzo più consistente degli italiani spesso panchinati durante la stagione, l’Olimpia si accinge ad affrontare ben altri impegni. Tipo il CSKA a casa loro, impegno da mente sgombra, dove si potranno testare i maroni della squadra, senza aver paura di sbagliare, dove la formula forzatamente usata del quintetto piccolo potrebbe generare quel sassolino che inceppa le macchine altrui. L’importante dovrà essere la continuità nell’intensità, ovvero giocare così per tutto il tempo della partita. Anche per convincersi sempre di più delle proprie possibilità…

Cielo, che giornata?

le scie, le scie…

La domenica per la maggioranza della gente, quella che fa lavori normali, con orari normali è il giorno che dedichi a qualcosa di speciale, magari che non puoi fare gli altri giorni. Io, che di domenica normalmente lavoro e l’eccezione è il non farlo, mi trovo sempre spiazzato: diciamo che la domenica la colloco a secondo dei giorni di riposo quando capitano… Oggi è una domenica come quella delle persone normali, che teoricamente mi dovrebbero far fare cose speciali. L’inizio, forzatamente uguale, è dato dal mio cagnone Mou, che necessita la sua “ora (sempre più di una) d’aria”. Un Parco di Monza affollato come una presentazione di un nuovo telefonino, runners , bikers, famiglie a spasso, padroni con cani anche loro a spasso: anche perché la giornata la vedete nella foto, sole, cielo azzurrissimo, temperatura almeno sopra di 10 ° rispetto a quella che dovrebbe essere. Quindi tanti buoni motivi per fare una passeggiata nel Parco. Poi, tornato a casa e invitato dal bel tempo, decido di dare l’olio protettivo al tavolo di legno sul terrazzo. E qui comincia il cinema: per proteggere il pavimento apro dei sacchetti grandi dell’immondizia, poi via i lavori con olio di gomito e olio vero… Sarebbe stato un lavoro da pochi minuti, se non fosse che il tavolo da esterno è di quelli a doghe, con spazietti minimi tra una doga e l’altra ed imprecazioni massime per far passare pennello o spugnetta. Quattro ore prima della seconda passata che occupo: A) pranzando B) portando fuori al volo una seconda volta Mou che sembra (poi non confermato) voler vomitare C) Abbioccandomi sul divano. Al risveglio, per citare Gaber: “…Seconda Passata…”.Vai di spugnetta e pennello e finisco per poi portare per un mini giro, l’ultimo, Mou a passeggiare, fortunatamente anche con zero voglia sua. Cinque minuti e a casa. Ho raccontato tutto ciò per sottolineare che anche l’anormalità, spesso, è normalissima…

essERE O STARE?

Oggi siamo sul filosofico andante… Ci sono mille differenze anche se grammaticalmente sono quasi sinonimi, sopratutto nel loro significato vero. E queste diversità sono palesi quando ti rendi conto se stai facendo qualcosa che ti coinvolge oppure segui la corrente. Quando fai e non stai soltanto. Un esempio classico in un momento in cui il consumismo la fa da protagonista se non da padrone: compri un nuovo “aggeggio” ( e lo definisco così senza dargli nessuna forma volutamente), uno di quelli che quando lo vedi pubblicizzato ti sembra che possa risolvere tutti i tuoi problemi in un attimo. Lo scarti, lo usi: si ,bello, ok. Poi lo lasci lì, a coprirsi di polvere o, in alternativa se sei una persona ordinata lo metti in un cassetto dicendo: ok , quando ho un pò di tempo ci gioco un pò. Mesi dopo è ancora lì e il cassetto in questione si è quasi riempito di aggeggi diversamente simili. Essere non è questo. Questo è stare, non fare. Essere è fare qualcosa di mentalmente o fisicamente impegnativo, che una volta che l’hai fatto ti soddisfa o ti fa venir voglia di rifarlo meglio. Fare qualcosa di utile per te o per gli altri ti fa essere, osservare e non fare è stare.