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TRA IL DIRE E LO SCRIVERE…

“…Indeciso tra giro girotondo, e faccio un round mi faccio un round cacchio scrivi. Sto dettando queste quattro righe mentre siamo in area cani volta praticamente annusando tutto quello che può annusare discettando tutto quello che potevi chattare puntando qualcuno che sta arrivando anche lui nella area cani quindi cane con padrone… E tutte e due, non sapendo di preciso cosa fare. Nel mio caso anche cosa scrivere. Non perché sia obbligato, ma perché le idee sono pochi, mi spiace per benino, e anche tanto confusa… Sembra quasi che più passa il tempo tra un posto all’altro e meno argomenti ci sono da scrivere ma non è così…

Questo è quello che una App per dettare i testi ha capito da quello che ho detto… Lo chiarisco prima che qualcuno cominci a pensare che sia un analfabeta o che mi sia fumato qualcosa di illegale e stonante. Esperimento fallito. O detti cose molto semplici o non puoi che aspettarti un risultato discretamente “lisergico”.
L’idea che avevo cominciato a sviluppare a voce era relativa al loop che si crea quando smetti di scrivere, in seguito all’agire sempre meno e di come questo sia consequenziale allo smettere di scrivere. Insomma un Uroboro, il serpente che mangia se stesso. E’ una sequenza che va semplicemente spezzata: ricominciare a fare qualcosa, anche minimo, ma farlo e poi reindirizzarlo su cose sempre più utili. Così quando testa e fisico si sono rimessi in moto, si rimette in moto anche la voglia di raccontarlo e così via.
Proprio quello che si capisce dalle prime righe, vero?
Ad aumentare l’effetto freno a mano ci si mette anche un Settembre quasi Novembrino per i colori , tutti sullo spento, con un sole lattiginoso e un cielo spesso opaco. E allora via con la fantasia, prima di ricominciare con la routine delle stagioni sportivo-televisive.
La prima stagione dopo qualche anno in cui, grazie ad un cambio al vertice della nostra struttura, torniamo tutti a fare il nostro lavoro senza delegarlo a collaboratori esterni. Non mancano molti anni alla fine legale del mio lavoro e all’ingresso della sempre più grande categoria degli “umarell-pensionàa” e per fortuna, Padreterno permettendo, li dovrei passare facendo quello che so fare meglio del mio lavoro: il regista televisivo… Certo, il cerchio si chiuderebbe perfettamente se la rete per cui lavoro riacquistasse i diritti del basket, lo sport con il quale mi trovo maggiormente a mio agio…
Chissà, intanto il lavoro è tornato e questa è cosa buona e giusta.