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A furia di osservare, più non fare…

Penso che sia una delle conseguenze più comuni dell’essere in pensione, per lo meno nei primi tempi. Ti trovi dopo quarant’anni in cui ti sarebbe piaciuto stare fermo, nei successivi (speriamo almeno trenta…) in cui stai fermo e non ti piace nemmeno per un pò… Poi se aggiungi che per riflesso cominci mille cose senza concluderne una o quasi e questo ti smonta ulteriormente. Allora diventa importante selezionare le cose che ti piacerebbe fare seriamente dalle minchiate, possibilmente che siano fattibili.
Perchè c’è anche il problema che mamma Inps non è che dispensi milioni proprio a tutti, anche se a qualcuno forse si e, per esempio, comprare una casa su un isola semideserta non so se rientri nel budget , così come una barca per viaggiare su tutti i mari navigabili…Inoltre, con grande sgomento ho scoperto di non rientrare nell’asse ereditario della buonanima del Presidente e quindi anche lì non si batte cassa!
Quindi passatempi sì, attività anche ma che rientrino nell’Umarellbudget perchè se no siamo da capo. Vogliamo anche aggiungere a tutto ciò che tutto il resto del mondo continua a girare, nel bene e sopratutto nel male, e che quelli che erano problemi quando si lavorava, ora ci sono lo stesso ma sembrano più grossi…
Quindi devo decidermi a scegliere: ho una sacca nuova di mazze da golf regalatami da moglie e figlia e devo iscrivermi da qualche parte per vedere se il giovane giocatore di 50 anni fa è ancora in grado di swingare, approcciare e pattare o si troverà a zappare…
Ho un pianoforte elettrico di buona qualità che mi guarda alla destra di questa scrivania e la tastiera mi tenta tanto, ma le mani che una volta coprivano quasi una decima (N.d.A: una decima sono dieci tasti, per fare un esempio, dal Do al Mi dell’ottava successiva), ora arrivano a un’ottava scarsa. Per non parlare della mobilità delle dita…! Ma le scommesse a me piacciono!
Altra idea: ricominciare a mettere voce e idee al servizio di un microfono, e di una radio. Il microfono c’è come avete visto, sto cercando di trovare chi voglia un vecchio catamarano come il GianParlo, ultimo nome con il quale ho trasmesso fino ai primi anni ’90.
Poi c’è la mia vecchia passione del basket e dello scriverne più o meno a proposito, e lo scrivere in generale e questo Blog ne è la dimostrazione, non ho mai smesso di farlo: qui (www.giancarlofercioni.it) e su www.fercioni.com.
Carne al fuoco ce n’è, l’importante è cuocerla bene…

Giancarlo Fercioni

SABATO, DOV’E’ LA DIFFERENZA?

Ci vuole tempo

Non pensavo di arrivare mai a farmi questa domanda… Quando lavoravo c’era sempre una precisa identità in ogni giorno e aldilà di quale fosse della settimana: c’era il giorno del basket, quello delle rubriche del calcio, dell’Nba, delle riunioni più o meno utili (o inutili…), del lavoro in studio o in esterna e, ultimamente, quello in remoto…
Poi è arrivata la pensione, momento atteso da chiunque stia lavorando e l’effetto più evidente è stato questo: una piallata ai contenuti diversificati e diversificanti della propria vita, con una sottolineatura invece di tutto quello che è abitudine .
Certo, vedo molti ex colleghi che si trovano bene a fare una vita completamente differente, anche perchè se la sono organizzata e quindi non la trovano noiosa. In realtà neanche io mi trovo male, però un pò spersonalizzato si. Quando hai vissuto più di quarant’anni in contatto con tantissime persone e facendo altrettante attività, il passare a dovertele scegliere o cercarle è straniante.
Ma non mi preoccupo: fra poco (spero) farò l’umarell in casa mia, quando cominceranno i lavori e avrò il mio da fare (o daffare?)… Intanto mi faccio i miei 6-7 km al giorno a spasso con Mou e Sky il più delle volte nel vicino Parco di Monza, un giorno si e l’altro no a trovare mia suocera in Rsa, un pò strimpello la mia tastiera cercando di imparare Bohemian Rhapsody (discretamente complicata su diversi accordi) e, ultima ora, sto facendo un corso on line di tattoo. Non voglio imitare mio cugino GianMaurizio, che è e resta il primo tatuatore italiano, ma semplicemente imparare una cosa che mi ha sempre incuriosito: applicare la mia capacità di disegnare in un nuovo contesto.
Inoltre, quando arriverà il bel tempo ho una sacca da golf che mi aspetta, insieme a delle lezioni che riportino a galla quello che sapevo fare cinquant’anni fa e che smisi in occasione del dissesto economico di quel periodo.
Dite che in realtà faccio già tante cose? Beh si, diciamo che non mi sono ancora organizzato: ancora adesso, guardando una partita di basket, oltre a tifare mi domando sempre come l’avrei fatta io e cosa avrei fatto vedere.
Insomma, sto cercando di staccarmi dal mio passato ma ancora non ci riesco del tutto: il guaio è che facevo un lavoro che mi divertiva e quindi l’averlo smesso mi fa divertire di meno.
Mi metterò d’impegno!

Piano, pianissimo… anzi immobile

Che sia un miglioramento? Un post a meno di un mese dal precedente? Che sia un’esagerazione? Saranno le condizioni meteo, dopo più di tre mesi di siccità evidentemente non solo meteorologica ma anche verbale ( o verbosa?)…
Di cose da dire, se vogliamo ce ne sono. Unica cosa , bisogna fare attenzione a toccare gli argomenti nel modo giusto, visto che il web è pieno di permalosi e l’offesa è lì dietro l’angolo…
Un argomento che sto vivendo in pieno è quello delle decisioni da prendere, che, non sembra, ma da pensionato si affollano più di quando non lo ero. Prima avevo delle cose da fare, sapevo il quando e il come, il perchè era lo stipendio, il dove cambiava di volta in volta.
Adesso posso scegliere: mettermi a suonare il pianoforte, giocare a golf, distruggere i mobili e portarli in discarica in attesa del nuovo progetto dell’architetto, scrivere questi blog, indossare l’Oculus e farmi un giro nel Metaverso oltre che fare qualche chilometro nel mondo reale a piedi insieme a Mou e Sky i miei due quattrozampe…
Di scelte ce ne sono da prendere: poi c’è dietro l’angolo, maledetta, la pigrizia che ti dice “Dai dopo. Fatti un riposino prima, tempo ce n’è. Che fretta hai… ” Così posticipi le attività e le giornate passano. Appena andato in pensione, credevo ancora alle promesse e pensavo che avrei fatto ancora qualche lavoro nell’ambiente che conosco meglio: la tv e il basket.
Dopo qualche mese, ho accantonato queste ultime, visto che in entrambe ci sono dei discreti paletti, forse anche giustificati dal fatto che come tutti i pensionati sono miliardario e non è giusto che oltre ai soldoni che mamma INPS elargisce me ne arrivino altri… E con questo mi sono giocato gli amici ancora in attività. Scherzo, in realtà aspetto ancora… e ho una sacca con legni e ferri che aspetta, un armadio con un cassettone e un tavolo da fare a pezzi, tanti tasti bianchi e neri che mi guardano e una partita su Oculus che ho interrotto per scrivere queste note.

RIMBALZO

tampone negativo, se va sulla t cominciate a preoccuparvi…

O legge di Murphy… Nel mio caso, si tratta di quest’ultimo, anche se nella mia scarsità di giocatore di basket, per uno strano fenomeno, nonostante i miei pochi 181 centimetri, ne prendevo tanti.
In questo caso il rimbalzo non è una cosa bella (stavo per usare “positiva” ma non è il caso). Sono stato nervoso per tanti giorni: esattamente da quando il mio medico mi ha prescritto una risonanza magnetica alla testa e al collo. Da buon ipocondriaco, continuavo a immaginare il peggio del peggio: chissà quali patologie con chissà quali conseguenze. E man mano che mi avvicinavo alla fatidica data sempre più nervoso. Nel frattempo la simpatica variante Omicron , cominciava a sgomitare nella massa dei positivi da virus. Arrivo a fare la benedetta risonanza e quei quaranta minuti di musica tecno a palla che produce la macchina, nonostante le cuffie che ti fanno indossare. I quasi cinquanta anni di musica ( e parole) sparate nelle orecchie in radio, discoteca e negli intercom in tv, mi consentono il quasi appisolamento nonostante il casino. Insomma finisce il tutto e nel pomeriggio, via email, mi arriva il referto che è rassicurante: nessuna patologia gravissima e nemmeno preoccupante, solo la conferma delle mie vertebre discretamente acciaccate.
Sto per comunicare la lieta novella in casa e contemporaneamente squilla il telefono. Mia figlia che avvisa che mio genero è positivo…
Nota: lei e lui erano stati a pranzo a casa nostra due giorni fa, con quel che segue. E’ vero che in epoca di vaccini multipli, ci si può preoccupare il giusto, ciò non toglie che il Natale in famiglia non si potrà fare a meno di un falso positivo. Qualcuno dirà: ma basta fare un molecolare ecc. Certo, in epoca di record per quanto riguarda i tamponi ( si supera il milione al giorno) lascio immaginare quanto sia facile farli. Vecchia saggezza popolare: la fortuna è cieca ma la sfiga ha 10/10. Buone Feste.

PROMESSE, PROMISES

Mi sembra di essere tornato indietro di qualche decennio, quando parlavi con qualcuno che ti diceva:…”guarda, non ti preoccupare, ci penso io, ritienilo già fatto, non ci sono problemi…”. Per scoprire poi che i problemi non ci sono perchè la persona in questione si è ben guardata dal fare quello che aveva detto.
Solo che quando te lo dicono a vent’anni ti serve per imparare a non fidarti di tutto e di tutti, insomma è una lezione per il futuro…
Quando questo succede quarantacinque anni dopo, l’effetto è molto amplificato. Se poi a farti queste promesse sono perone di cui ti fidi e ti sei fidato in passato ti scoppia letteralmente il pallone in mano.
Anche perchè questo avviene in un momento della tua vita nel quale devi decidere cosa fare, un pò come quando scegli un indirizzo scolastico.
Con la piccola differenza che dopo la scuola hai il tempo e l’energia per fare, nel caso, più tentativi e più scelte.
Mentre quando vai in pensione devi decidere come impiegare le energie e il tempo (per citare il timer di Alexa) “residuo”!
L’importante è non lasciarsi prendere dallo sconforto e da tutta la fase negativa che ne potrebbe seguire, perchè se devi riprenderti da un episodio negativo è una cosa ma se devi anche combattere con te stesso, diventa una battaglia difficile da combattere e vincere.
Il nemico numero uno è il divano, luogo dove tutti i pensieri ingarbugliati si aggrovigliano ulteriormente, se questo non è frequentato dai tuoi cani in cerca di coccole. Allora i nodi si allentano e un poco di serenità si riaffaccia tra i peli morbidi e i nasi umidi. Niente roba chimica un sano naso umido e una zampa insistente che ti chiama sono più che sufficienti per spezzare il loop negativo. Poi bisogna rimettersi in moto, ma quello, se non lo fai in salita è più facile.

TRA IL DIRE E LO SCRIVERE…

“…Indeciso tra giro girotondo, e faccio un round mi faccio un round cacchio scrivi. Sto dettando queste quattro righe mentre siamo in area cani volta praticamente annusando tutto quello che può annusare discettando tutto quello che potevi chattare puntando qualcuno che sta arrivando anche lui nella area cani quindi cane con padrone… E tutte e due, non sapendo di preciso cosa fare. Nel mio caso anche cosa scrivere. Non perché sia obbligato, ma perché le idee sono pochi, mi spiace per benino, e anche tanto confusa… Sembra quasi che più passa il tempo tra un posto all’altro e meno argomenti ci sono da scrivere ma non è così…

Questo è quello che una App per dettare i testi ha capito da quello che ho detto… Lo chiarisco prima che qualcuno cominci a pensare che sia un analfabeta o che mi sia fumato qualcosa di illegale e stonante. Esperimento fallito. O detti cose molto semplici o non puoi che aspettarti un risultato discretamente “lisergico”.
L’idea che avevo cominciato a sviluppare a voce era relativa al loop che si crea quando smetti di scrivere, in seguito all’agire sempre meno e di come questo sia consequenziale allo smettere di scrivere. Insomma un Uroboro, il serpente che mangia se stesso. E’ una sequenza che va semplicemente spezzata: ricominciare a fare qualcosa, anche minimo, ma farlo e poi reindirizzarlo su cose sempre più utili. Così quando testa e fisico si sono rimessi in moto, si rimette in moto anche la voglia di raccontarlo e così via.
Proprio quello che si capisce dalle prime righe, vero?
Ad aumentare l’effetto freno a mano ci si mette anche un Settembre quasi Novembrino per i colori , tutti sullo spento, con un sole lattiginoso e un cielo spesso opaco. E allora via con la fantasia, prima di ricominciare con la routine delle stagioni sportivo-televisive.
La prima stagione dopo qualche anno in cui, grazie ad un cambio al vertice della nostra struttura, torniamo tutti a fare il nostro lavoro senza delegarlo a collaboratori esterni. Non mancano molti anni alla fine legale del mio lavoro e all’ingresso della sempre più grande categoria degli “umarell-pensionàa” e per fortuna, Padreterno permettendo, li dovrei passare facendo quello che so fare meglio del mio lavoro: il regista televisivo… Certo, il cerchio si chiuderebbe perfettamente se la rete per cui lavoro riacquistasse i diritti del basket, lo sport con il quale mi trovo maggiormente a mio agio…
Chissà, intanto il lavoro è tornato e questa è cosa buona e giusta.

l’avevo gia’ scritto

PalaOlimpia di Verona

Evidentemente per fare in modo di continuare a fare il mio lavoro devo ripetere ogni volta che è l’ultima…
Quando avevo fatto la regia dell’ultima partita di qualifica della Nazionale di Basket avevo salutato tutti ed era spuntata la lacrimuccia perché pensavo che sarebbe stata l’ultima sullo sport che ho più amato e che continuo, nonostante sia gestito non precisamente benissimo, a seguire ed amare. Ed ero convinto che così sarebbe stato, un pò perché almeno per un anno i diritti televisivi ce li hanno altri e un pò perché mi avvicino all’età della pensione e di rinnovi non ne ho sentito parlare neanche alla macchinetta del caffè ( luogo dove si sanno in anteprima le novità aziendali e non…).
Invece la settimana scorsa mi sono trovato a dirigere le riprese di un Torneo a Verona in preparazione dei Mondiali cinesi, dove, con una configurazione al minimo sindacale (quattro telecamere quattro) sono state prodotte cinque partite di basket di cui tre per Sky e due per i russi.
Parentesi: ne approfitto per ringraziare la troupe che ho spremuto oltre ogni limite e che ha seguito le richieste di questo vecchio regista… chiusa parentesi.
Adesso, per continuare a sperare di dirigere le riprese di altre partite di basket devo proseguire con la lacrimuccia e con l’atteggiamento del condannato a passare le ultime stagioni precedenti la pensione su riprese dedicate al calcio, a studi di calcio parlato, a telegiornali quasi completamente dedicati al calcio, andare a casa e trovare persone che parlano di calcio, aprire il web e i giornali e trovare calcio, calcio, calcio… Non è che non mi piaccia: come tutti gli italiani ho una squadra più o meno del cuore e penso di essere uno dei 60 milioni di allenatori sul territorio nazionale, però… Però dopo più di trent’anni di lavoro dove il calcio l’ho vissuto troppo da vicino (e per fortuna sono riuscito a scappare sul basket), almeno sugli ultimi anni “buoni” , è così impensabile passarli in modo tranquillo?

CONTENUTO E CONTENITORE

My Inspiration… Enya con copertina di Elton John

La colpa/motivo è sempre nell’iPod Classic che quando mi metto alla tastiera è perennemente in funzione.
Stavo notando che, forse per un software obsoleto, sul display abbinato al titolo del brano e dell’autore, ci sono le immagini di copertina del disco che non corrispondono.
Cose del tipo “I’Can’t Get No , Satisfaction” degli Stones con la copertina di Luci a S.Siro di Vecchioni o “Easy” dei Commodores con il faccione di Peter Gabriel di Sledgehammer…
E qui è scattata la riflessione su come spesso ci vengano proposte cose, situazioni o prodotti dove poi ti ritrovi una cosa completamente differente da quella che ti aspettavi. Per chi ha fatto acquisti in Autogrill… fuori dell’Autogrill sa a cosa mi riferisco: il famoso mattone a sorpresa al posto dell’autoradio “caduta” da Tir… Però non sempre la sorpresa è negativa, anzi a volte trovi cose che ti sorprendono anche in positivo, l’importante è non fossilizzarsi sulle aspettative ma valutarle man mano che ti si propongono…
Due giorni passati andando su e giù per l’Emilia, per seguire l’ultima giornata del Campionato di calcio (ovviamente per lavoro…), intervallate da un mordi e fuggi a casa per votare non mi hanno dato, più che il tempo, le energie per mettermi a scrivere dei post con un minimo di senso.
Le elezioni insieme alla fine del campionato di calcio e, per quello che riguarda i miei interessi, i playoff di basket stanno concentrando gli interessi del Paese e questo è quello, per chi guarda da fuori, il contenuto del contenitore Italia…
Ma sotto, dove c’è l’imballaggio dello scatolone ci sono tante cose più importanti: l’umanità, l’inventiva, la capacità di risolvere i problemi, la flessibilità mentale che ci consente di risolvere i problemi che siamo tanto bravi a procurarci…

nota le note…

Chi dice che i cani non sono romantici?

Intanto una annotazione per tutti i lettori di questo blog: sto cercando di rispondere a tutti e un pò alla volta spero di riuscirci…
Un tempo, quando giocavo solo con vari siti di cui non ho mai capito l’impatto, citavo il “club dei 23” di Guareschiana memoria: quello che lui, un pò giocando e un pò credendoci indicava come i suoi lettori. Calcolando che ancora adesso, dopo decenni dalla sua scomparsa, è lo scrittore italiano più tradotto al mondo, forse sono un pò di più. Adesso mi trovo ad avere, non so in base a quale innesco esplosivo, continue iscrizioni… Strana tempora currunt… Come è facile vedere, scorrendo i vari post di questi mesi, non c’è un tema particolare. Ho guardato qualche blog in giro e, a parte gli “influencer” (io lo sono solo quando ho la febbre e la tosse..), gli argomenti sono mirati, spesso legati alla professione di chi li scrive e i temi trattati anche. Questo blog è come me: tante idee, neanche messe in fila, scritte a seconda dell’umore e dei suggerimenti del giorno. Neanche l’attualità mi sfiora, se non quando scrivo di basket: il resto è storia, preistoria, osservazioni, ragionamenti ecc. il tutto shakerato e messo lì, un pò alla rinfusa.
Oggi, a parte il poco riposo dovuto all a fine dell’ultimo studio finito all’una di notte, con relativo rimbambimento, la giornata è partita bene, con una passeggiata rilassante con Mou in versione “son tornato cucciolo”, quindi con giochi insieme ad altri cani, disponibile e bravo, durata i soliti cinque chilometri circa.

mezza giornata…

Poi adesso al computer e poi, dopo pranzo, altra giornata/nottata di lavoro… Particolari osservazioni ? A parte la cosa buffa di un cantiere aperto di fianco ad una casa di riposo per anziani, non molto altro.
Come vedete ci sono post che raccontano la routine quotidiana: club dei 2,3, arrivo…

QUI DENTRO… (2)

Nell’ordine : camera di mio fratello, la mia e la cucina…

Diciassette anni passati qui dentro, con l’accompagnamento mattiniero dei piccioni che nidificavano tra le tegole e le grondaie. Diciassette anni passati spesso nella mia camera, che in realtà era una mezza stanzona, perché le due finestre a sinistra appartenevano ad un locale solo. Enorme, come tutti i locali di questa casa e per questo fatto dividere da mio padre con una parete che non arrivava fino al soffitto perché altissimo, in due parti uguali: una mia e l’altra di mio fratello. Per dire le dimensioni delle stanze, in quella di mio fratello venivano a provare i (futuri) New Dada ancora non famosi , dato che Maurizio Arceri era suo compagno di classe. Quando finivano, lasciavano batteria e strumenti e io mi divertivo a strimpellare quello che mi capitava sotto mano.
Dentro alle stanze c’era una cosa in comune:

la mia scrivania….

…e un’altra gemella nella metà di mio fratello. Originariamente avevano il piano in cristallo nero da me abilmente rotto con una palla da basket. Dimenticavo, già allora avevo questa fissazione. Al che, dopo averle prese da mio papà, quest’ultimo fece sostituire il piano della scrivania con uno meno distruttibile in legno, lo stesso dove 50 anni dopo sto scrivendo… In quella stanza è nata la mia passione per la radio e per la musica: il tutto cominciava quando andavo a letto. Mi portavo la mia radiolina a onde medie ( la modulazione di frequenza non c’era o se c’era non la conoscevano in molti), e la sera , quando la propagazione elettromagnetica aumentava, si riuscivano a sentire le radio europee in onde medie. In particolare, da mezzanotte alle due di notte trasmetteva Radio Luxembourg in inglese con voci e jingles per allora uniche e irripetibili. Dischi che in Italia con la Rai in pieno periodo Bernabeiano, non ci sognavamo neanche di notte…(continua-2)