Archivi tag: Radio

AVANTI, C’è POST…

post analogici…

Questo è un post dedicato ai post, o meglio, dedicato a voi che li leggete i miei post. E’ un gioco di parole in Italiano che non so come verrà tradotto: la frase autentica è ” avanti c’è posto”. E’ una frase usata da chi avvisa che puoi accedere in un luogo: parcheggio, stanza, qualsiasi posto dove si può entrare… Mi sembra di essere uno che spiega le barzellette…
Dicevo, prima di divagare sui significati, che è un post per ringraziare tutti quelli che hanno deciso di dedicare un pò del loro tempo a leggere queste righe, a cercare di capirne il significato, perchè spesso uso modi di dire, espressioni gergali, calembours, tipiche della mia provenienza dalla radio, dove invece di scriverle, le mie idee, le dicevo davanti ad un microfono… Ma il senso e la voglia di comunicare è la stessa, con gli stessi rischi. Anzi, la radio, con la diretta era ancora più rischiosa: quello che dicevo, una volta detto, non tornava più indietro. Qui, almeno, se rileggo quello che ho scritto ( … e non lo faccio spesso…) posso evitare i danni grossi. Riavvolgendo il nastro, sono curioso, di capire come vengono tradotti i miei periodi. Anzi, fatemi un regalo: qualcuno di buona volontà mi può allegare la traduzione di un mio qualsiasi post? Per curiosità, perchè il mio translator è piuttosto fantasioso nelle traduzioni è spesso sono più affidabile io quando traduco manualmente , solo che ci metto il triplo del tempo.
Comunque ancora grazie, non mi aspettavo un tale interesse per le mie squinternatissime idee. Ero partito con l’idea di un diario dove raccogliere pensieri, opinioni, giudizi, qualche fatto che ha lasciato il segno e poco più e… mi sono trovato in Vostra compagnia… Beh, è un piacere, spero di non annoiarvi. Dopo questa parentesi autoreferenziale, prometto, tornerò a divagare sui miei argomenti. Thanks a lot.

quasi come in radio…

1977…

Non so come vengano tradotti questi post, sicuramente o avete degli ottimi strumenti per il translate o c’è più gente di quanto pensi che conosce l’italiano. Perchè io utilizzo spesso forme gergali, giochi di parole e fraseologie spesso difficili nella stessa lingua italiana. Mah! Un giorno lo capirò, per adesso ringrazio tutti quelli che scrivono e commentano sulla base di quello che racconto. Ancora una volta un riferimento al mio vecchio amore, la radio, è inevitabile.
Anche allora , nell’interscambio di argomenti (allora mediante telefonate o posta non certo elettronica…) ogni tanto avevo la sensazione di essere frainteso, così come spesso mischiavo parole creandone di nuove…
La vera forza della radio rispetto alla tv è propio quello di generare immagini proprie nella singola immaginazione di chi ascolta, sulla base di quello che dici. Cosa che la televisione impone, lasciando poco spazio all’immaginazione.
Il web scritto (come i libri e le pubblicazioni in generale) lascia spazio all’immaginazione: al massimo ad instradare la fantasia ci può essere un’immagine, una foto, una clip. Ma l’importante è quello che viene letto…

PIù IN ALTO…

una laboriosa salita…

Le piccole grandi cose… Una parola gentile di qualcuno, uno sguardo complice del tuo cane, il sentire vicina una persona cara. Tutte cose che a piccole dosi ti rimettono in pista e (un pò) in pace con il mondo, e soprattutto bilanciano l’enormità di altre cose che normalmente non solo non ti mettono di buon umore ma ti ribaltano l’animo. In realtà basta poco, soprattutto deve dipendere da noi: come in tutte le cose deve partire dalla disponibilità d’animo, dalla voglia di farlo. Un pò come per gli stati di esaurimento, stress, depressione: i medicinali servono per spezzare “la catena” della negatività, ma poi il resto deve venire da dentro. Chi l’ha vissuto, lo sa: l’ipocondria, le crisi di panico e simili, si vincono da dentro. Così come siamo noi stessi ad accumulare i sintomi, dobbiamo essere noi a tirarcene fuori. Se sono problemi reali si affrontano come quelli immaginari: anzi, una volta individuati, secondo me, sono proprio questi ultimi ad essere più facilmente risolti. Perchè il nemico lo conosciamo benissimo, come lui conosce noi: siamo noi stessi, quindi lo possiamo fregare… Mi sto rendendo conto di scrivere come parlavo quando ero davanti ad un microfono in radio : di palo in frasca saltabeccando tra un argomento e l’altro. Forse è per quello che la radio è il periodo che tuttora rimpiango maggiormente. Anche adesso parlo ad un microfono… però rompo le scatole solo a chi parlo nell’intercom: cameraman, rvm, assistenti, audio e chi c’è in quel momento… Poveri loro…

regia studio 6 Sky

QUI DENTRO… (2)

Nell’ordine : camera di mio fratello, la mia e la cucina…

Diciassette anni passati qui dentro, con l’accompagnamento mattiniero dei piccioni che nidificavano tra le tegole e le grondaie. Diciassette anni passati spesso nella mia camera, che in realtà era una mezza stanzona, perché le due finestre a sinistra appartenevano ad un locale solo. Enorme, come tutti i locali di questa casa e per questo fatto dividere da mio padre con una parete che non arrivava fino al soffitto perché altissimo, in due parti uguali: una mia e l’altra di mio fratello. Per dire le dimensioni delle stanze, in quella di mio fratello venivano a provare i (futuri) New Dada ancora non famosi , dato che Maurizio Arceri era suo compagno di classe. Quando finivano, lasciavano batteria e strumenti e io mi divertivo a strimpellare quello che mi capitava sotto mano.
Dentro alle stanze c’era una cosa in comune:

la mia scrivania….

…e un’altra gemella nella metà di mio fratello. Originariamente avevano il piano in cristallo nero da me abilmente rotto con una palla da basket. Dimenticavo, già allora avevo questa fissazione. Al che, dopo averle prese da mio papà, quest’ultimo fece sostituire il piano della scrivania con uno meno distruttibile in legno, lo stesso dove 50 anni dopo sto scrivendo… In quella stanza è nata la mia passione per la radio e per la musica: il tutto cominciava quando andavo a letto. Mi portavo la mia radiolina a onde medie ( la modulazione di frequenza non c’era o se c’era non la conoscevano in molti), e la sera , quando la propagazione elettromagnetica aumentava, si riuscivano a sentire le radio europee in onde medie. In particolare, da mezzanotte alle due di notte trasmetteva Radio Luxembourg in inglese con voci e jingles per allora uniche e irripetibili. Dischi che in Italia con la Rai in pieno periodo Bernabeiano, non ci sognavamo neanche di notte…(continua-2)