Lo so, lo so, è più di un mese che non scrivo e adesso, causa litigio con i computer di casa, lo sto facendo sul mio smartphone e con i ditoni che mi ritrovo non è molto semplice… Di cose da raccontare ce ne sono tante, noi umarell avendo tanto tempo a disposizione ci inventiamo di tutto. Infatti ho una sacca da golf che mi aspetta, una piccola postazione per lo streaming pronta sulla mia scrivania, una collaborazione con un portale che si occupa di basket, i miei cagnoloni che mi portano a spasso e una neurite che nei tempi morti mi impegna tra antidolorifici e visite. Nel frattempo stanno ristrutturando, con soli due mesi di ritardo, la casa di mia mamma a Milano, tra un Superbonus 110 che non si farà e dei lavori che si allungano sempre più. Questo è il riassunto delle puntate precedenti, ma ora voglio parlare del fatto che, nonostante tutti questi impicci, sono sereno. Strano vero?! Uno non ha niente da fare e s’inventa ogni sorta di problemi, ne hai invece tanti e riesci a rilassarti. Comincio ad abituarmi alla pensione: non è così male, dai. È un po’ la quadratura del cerchio ma si può fare! Prometto una frequenza più serrata, insomma più frequente…
l’uomo Vitruviano… un attimo dopo che gli erano scappati i cani!
E’sicuramente uno dei momenti in cui si è in pace col mondo, magari solo per quell’istante, però è così. In giorni in cui è difficile mettere insieme tutto quello che uno pensa di dover fare, dimenticandosi di quasi tutto e facendo poche cose (le più inutili ovviamente), ci devono essere questi istanti. Momenti in cui un musino sorridente, perché i cani sorridono, magari ognuno a modo suo ma lo fanno, ti guarda, si ribalta sulla schiena mostrandoti la pancia e chiedendoti coccole, coccole e solo e ancora coccole… E se non lo fai ci rimangono male , ma non troppo, perché sanno che magari poco dopo tu lo farai, magari integrando i grattini con un biscotto e un biscotto vale l’attesa. Ma vale anche per noi umani, perché l’affetto che ti danno è gratis, è tanto e nessuno saprà dartelo come loro… I problemi si complicano quando, come per me, i cani sono due, come le mani e magari la distanza non è ottimale: come quando si fa la passeggiata al parco e uno dei due decide di andare in una direzione (24 chili), e l’altro in quella opposta (33 chili). Ho scoperto che Leonardo Da Vinci , quando ha disegnato l’Uomo Vitruviano, aveva anche lui due cani, ne sono certo: la posizione è quella! Comunque anche questo contribuisce all’esercizio fisico: quando vedo i runner da parco che fanno stretching appoggiati ad un albero, una staccionata o una panchina, penso sempre: “…portate a spasso due cani e risolvete in un solo colpo la parte aerobica e quella anaerobica, l’esercizio e l’allungamento dei muscoli… Ci vuole un cane… o più di uno.
Per chi è intorno alla mia età e oltre, riconosce il verso iniziale di “nel blu, dipinto di blu”, meglio conosciuta come Volare… Perché volare è un sogno, è una cosa che noi umani non possiamo fare se non in particolari situazioni e con particolari aiuti o supporti. Oppure sognando. Perché la fase onirica ci concede anche questo. Il peccato di quest’ultima è che non ne abbiamo il controllo. Sarebbe fantastico potersi addormentare con la certezza di vivere tutto quello che vogliamo! Nessuno vorrebbe stare sveglio a questo punto. Poter passare del tempo con i nostri cari, oppure rivivere i momenti che sono purtroppo passati, magari viverli come avremmo voluto che andassero e non come sono poi andati. Qui sicuramente mi scontrerò con i realisti: quelli che, giustamente, dicono che non bisogna rimpiangere quello che non si è fatto, ma piuttosto farlo. Oggi siamo sul pippone…
Tutto perché mia figlia e mia moglie mi hanno regalato un volo ad AeroGravity. Per chi non sa cos’è: è un posto dove simuli la caduta libera, quella che i paracadutisti provano prima di aprire l’ombrello salvatore… E quella dove i Free styler, gli acrobati dell’aria, fanno mille esercizi e figure prima di allontani gli uni dagli altri per aprire i paracadute. E’ un grande tubo di cristallo/vetro, alto una quindicina di metri, dove delle ventole potentissime convogliano aria fino alla velocità di 370 km orari e tu ci entri (le prime volte con un istruttore) galleggiando a mezz’aria e muovendoti all’interno. Chi non può farlo? Le persone troppo emotive e con conclamati problemi a riguardo, chi ha avuto problemi di dislocazione delle spalle per quello che ricordo. Però fossi in voi ci proverei perché è emozionante e passati i primi secondi dove è tutto molto strano diventa bellissimo. Qui si esercitano anche quelli che per hobby o professione poi si lanciano da un aereo e ti fa venir voglia di fare anche quello. Poi nei sogni potete riviverlo…
Anche se il titolo corretto dovrebbe essere “il giorno del marmottumarell”… Una sequenza di giorni uguali, che anche quando uno tenta di farli diversi, tornano ad allinearsi con i precedenti. In realtà, originariamente, il tentativo del pensiunàa era quello di creare una routine sulle cose principali. In modo che il resto del tempo lo si poteva usare per cose nuove o comunque fuori dalla sequenza iniziale. Si. Come no… Alla fine rimane la sequenza e buonanotte al secchio. Perché, nascosta dietro l’angolo delle (minime) difficoltà, c’è la pigrizia che genera velocissima una o più scuse, perdendo il momento buono e facendo slittare la decisione nel : “..ma ormai è tardi , non facciamo a tempo…”! Esempio? Da quando sono in pensione ho preso: una tastiera da 88 tasti pesati per ricominciare a suonare il pianoforte, abbandonato una trentina di anni fa. Mi hanno regalato una sacca da golf per reiniziare a giocare. Mi sono comprato all’asta su EBay due telecamere che usavo quando noi registi giravamo i ritiri delle squadre di calcio per i posticipi. Secondo voi, ho cominciato a usarli seriamente? Il pianoforte lo strimpello, mi metto a fare le scale per esercitarmi e leggo qualche nota da spartito ma per il resto sono abbastanza fermino. Il risultato per ora non è quello voluto (eufemisimo). La sacca da golf è lì che mi guarda in attesa del ritorno di un clima più civile e meno freddino, nel frattempo gioco a golf con Oculus… Le due telecamere sono nelle rispettive borse: le spolvero, le faccio girare un pò e aspetto l’occasione buona per girare qualcosa. Meglio: aspetto un’idea per poter trovare l’occasione buona da girare! Nel frattempo, mentre (non) succede tutto questo, aspetto i risultati della ristrutturazione della casa di mia mamma, che dovrebbero essere più o meno a metà dell’opera. Anche qui, più o meno. Il giorno della mormottumarell prosegue…
A noi che abitiamo a Villasanta CSI ci fa un baffo! Abbiamo un giallo prima di sapere se c’è un delitto. Abbiamo un delatore prima di sapere se c’è un omicidio. Abbiamo gente che cerca un corpo prima di sapere se questo esiste… Vabbè, a questo punto mi auguro, se non altro per tutte le persone che sono state tirate in ballo, che tutto questo abbia un senso, anche se solo per trovare chi ha diffuso la notizia . Anche perchè fra poco da queste parti ci saranno ancora delle elezioni e, visto come è stata data la notizia dell’omicidio, magari qualcun’ altro scriverà su una scheda altre novità…
La vigilia di un compleanno, niente di particolare, voi direte.. E in effetti è così, ed è sbagliato. Uno dovrebbe sempre trovare qualcosa di particolare in una situazione del genere. Forse sarà perchè lo assimilo al Natale, neanche tanto lontano. Oppure perché, come nel Natale, la cosa che noto di più sono le sedie vuote, la telefonata che manca, il fatto di non poter andare da qualcuno a fargli (o farle) gli auguri. Funziona purtroppo così anche nei compleanni. Oltre all’aumento dello scricchiolio delle articolazioni e alla diminuzione di tante altre cose… Eppure, eppure…passerò una serata con la mia famiglia, riceverò tanti auguri grazie ai social che tanti difetti hanno ma questa è una delle cose positive rimaste, arriveranno anche telefonate da vecchi amici lontani, pagherò il conto del ristorante (poco male) e passerò comunque i miei tot chilometri e ore a spasso con i miei cani, sperando in una giornata serena anche meteorologicamente parlando. Quindi qualcosa di buono ci sarà?! Sicuramente, in realtà spiace sempre per ciò che manca e non per quello che c’è. Perchè siamo dei lamentosi (italianizzazione del lombardo lamentùs, mai contenti). Però il lamentùs ha il suo lato positivo: quando le cose vanno bene le gradisce di più di quello che le da per scontate anche se borbotta che “sarà stato un caso…” Cosa mi piacerebbe riavere? Tanti ricordi che sono sfumati, all’orizzonte. Cose vissute che riappaiono al massimo come fotografie e non come un video. Risentire e vedere voci e persone care che faticano a riemergere.
E poi mi piacerebbe sentire il silenzio, sono anni che non so più cosa sia…
Continuo a saccheggiare il mio vecchio Blog, trovato su una memoria esterna: questo mi sembra adatto al periodo e mi ha emozionato…
Non so, ad essere sincero. Forse è l’umore che mi frega. Normalmente vivo questo periodo con un misto di serenità, malinconia e spirito natalizio, mentre adesso è un arruffamento di emozioni in ordine sparso. Momenti di acidità misti a tentativi di rimettermi in carreggiata natalizia. Poca voglia di fare molte cose e molta voglia di fare cose minime che ovviamente non riesco a fare e questo arruffa, si che arruffa… Avrei voglia di condividere questo Natale con tante persone che non sono più qui, sentirne il calore, le voci, l’affetto. Riavvolgere il nastro della vita per un giorno e stare vicini, chiedere consigli, quelli che per orgoglio e presunzione giovanile non ho mai chiesto. Dire a mio papà che, nonostante il suo suggerimento le unghie continuo a tagliarmele tonde e non squadrate, così come, seguendo il suo esempio di reduce dalla ritirata di Russia, cerco di mantenere l’igiene appena possibile e sopratutto di vedere le cose dalla prospettiva giusta, mai troppo seria. Dire a mia mamma, abbracciandola, che io sono orgoglioso di aver avuto lei come madre, capace di tirare su due ingenui come il sottoscritto e mio fratello, quasi da sola, dopo la scomparsa di papà, e che avrei voluto darle di più in tutto… Ai miei zii Romano e Guido, grazie per avermi insegnato le cose che non avevo imparato dai miei genitori comunque importanti e comunque fondamentali. A zia Renata per essere stata sufficientemente formichina da lasciare ai tuoi nipoti qualcosa, che ognuno di noi ha potuto investire in ciò che pensavamo importante. E a tutti i miei cari di avermi insegnato a non prendere le cose sempre sul serio, cercandone sempre il lato buono e possibilmente divertente, perchè non ha senso farsi più del male di quello che già subiamo.
Il Planetario di Milano negli attuali Giardini Montanelli
Ho trovato in una vecchia memoria di diversi anni fa, dei post di un Blog poi piantato a metà… Siccome molte cose le condivido ancora, ve li ripropongo:
.. Perché la mia generazione ha macinato problemi ma ha anche avuto tante fortune. Intanto i nostri genitori sono sopravvissuti ad una guerra: e per sopravvissuti intendo usciti con la voglia di vivere, e ce l’hanno trasmessa. Abbiamo imparato a vedere e vivere tutto come delle novità, come delle sorprese. Ogni cosa è stata ed è tutt’ora una sorpresa, e la cosa positiva è che facevamo a tempo a digerirla, assimilarla e metabolizzarla. Ora le nuove generazioni non riescono più a stare dietro alle novità e non se le gustano più, è tutto scontato. Un affamato di informazioni com’ero io, che passava ore sui libri e sui dizionari e sulle enciclopedie, avesse avuto accesso ad Internet, non so come sarebbe andata a finire. La musica ce la gustavamo: io passavo ore di notte con la radio ad onde medie sintonizzata su Radio Luxembourg, che trasmetteva alcune ore in inglese le novità che (forse, Rai permettendo) sarebbero state trasmesse chissà quando. Poi di giorno su Radio Montecarlo (quella originale, con Awana Gana, Luisella, Jocelyn, Herbert Pagani). I pomeriggi passati a pattinare sulla pista in cemento vicino al Planetario, nei Giardini Pubblici (ora Indro Montanelli) di Milano, con merenda al Bar Bianco dove il massimo della libidine erano bicchieroni di latte a volte serviti nei primi tetrapak a forma di piramide con cannuccione annesso. Poi le prime bici pieghevoli Graziella, camminare per tutta Milano e prendere Autobus che si chiamavano con le lettere : la O era l’attuale 61. Se volete fare un esercizio per capire come si chiamavano gli altri fate i conti… I tram no, quelli erano giá allora chiamati con i numeri e c’era sempre vicino all’ingresso un banchetto con il bigliettaio che vendeva i biglietti, mentre dall’altro lato c’era l’obliteratrice che timbrava e “mangiava” un pezzo di biglietto. Ad un certo punto, nel ’64 venne inaugurata la prima metropolitana: ricordo che io insieme a mia nonna andammo avanti e indietro per tutto un pomeriggio in uno dei giorni successivi all’inaugurazione. Parentesi, letto adesso su Wikipedia che il primo progetto a Milano venne proposto nel 1908, interrotto per la prima guerra mondiale ed idem il secondo nel periodo fascista che venne accantonato per il secondo conflitto. Entrambi prevedevano linee che si incrociavano in Piazza Duomo e venivano unite da un’altra linea circolare. Uguali a quelle odierne, vero? (…) Le feste con gli amici ed i compagni di scuola, compagnie composte da decine e decine di persone, le prime storie più o meno importanti e il gioco della bottiglia. Quello che portava i dischi e quelli che mettevano la casa, cercando di evitare genitori e nonni curiosi. La ragazzina che puntavi da sempre e che puntualmente ” ti considerava come il suo migliore amico…”
Ci sono giorni che, non sai il perché, ma li passi a litigare con te stesso facendo finta di prendertela con gli altri. O meglio, apparentemente, sei incavolato con il mondo, ma siccome non può statisticamente avere torto il mondo, è con te stesso che ce l’hai. Forse perché ti sfugge il modo giusto di affrontare le cose, un pò te ne dimentichi, un pò le rimuovi scientemente e/o forse perché vorresti delegare la cosa a qualcun’ altro. Il tempo passa e lo vedi sugli altri, su chi ami e non vorresti che questo accadesse, poi realizzi che sta succedendo anche a te e, paradossalmente, ti importa di meno… Ci sono segnali poi che non puoi ignorare, anche grazie ai social e a tutti i media che non perdono occasione per ricordarteli e segnalarteli. E’ di oggi la notizia della scomparsa di Mihailovic, a causa di una brutta forma di leucemia, ed è un altro personaggio di quelli positivi e che fanno parte di quel segmento parallelo di storia che accompagna le nostre vite che se ne va prematuramente, marcando ancora l’orologio della nostra esistenza non certo in modo positivo. Non so quanto ciò sia causa o concausa dell’umore “strange”, se sia un mattoncino in più o una delle fondamenta, fatto sta che oggi l’umore non si sblocca, nonostante il Natale che si avvicina. Anzi, forse la festività più bella dell’anno diventa l’evidenziatore del disagio, della tristezza data dall’assenza delle persone care che una volta festeggiavano insieme a te e ora non più. Ispiriamoci a Eduardo ” ha dda passà a nuttata”…
Bisogna rimettersi in moto come le automobili anni ’20: con la manovella davanti e olio di gomito. E’uno di quei giorni che, ti prende la malinconia (cit.)… Insomma causa ed effetti molteplici dati dal periodo : il mese di dicembre, feste che si avvicinano e i tuoi cari che sono sempre meno con gli anni che passano. Poi il tempo meteo, grigiume con pioggia che avremmo benedetto tre mesi fa in piena siccità ma ora l’effetto è esattamente l’opposto: fa freddo, è umido e tutto ciò ammazza la voglia di fare qualsiasi cosa, anche e sopratutto quelle che devi fare. Tra le quali ci sono bonifici a destra e a manca: per la ristrutturazione della casa di mia mamma, per le tasse da pagare in più, per la 110 che non si sa se rimane o no, per i regali di Natale, e per l’ordinaria amministrazione che si somma alle spese precedenti… Poi mettiamoci pure il mio carattere che monta e si smonta con la stessa facilità di una confezione di Lego, senza controllo dei mattoncini e il gioco è fatto. Lo so, è un discreto casino e da qualche parte ci deve essere il bandolo di questa matassa. Finora non l’ho trovato. Forse il trucco potrebbe essere di aspettare uno dei miei momenti si, per scavare e guardarmi in giro per riprendere a vivere nel vero senso della parola. Per ora galleggio: ho i miei cagnolotti che capiscono al volo il mio umore. La prossima volta che trovo chi mi dice: “beato te che sei in pensione…” dimenticando di aggiungere: “così chissà quante cose puoi fare..” Sopratutto senza aggiungere “quali cose”, gli rispondo male. Forse perchè nella mia attività precedente il riposo era concepito per tirare il fiato dalle tante cose fatte e da fare, il fatto di trovarmi delle cose da fare per giustificare il riposo mi sembra un controsenso. Oppure perchè ultimamente l’organizzazione del lavoro era gestito da qualcun altro e quindi avevo perso l’abitudine di programmarmelo da solo. E in ogni caso il mio lavoro sapevo cos’era e lo sapevo fare. Adesso tornare alla mia tenera età a mettere in piedi una start up lo trovo quanto meno difficoltoso se non difficile…