Come si potrà vedere dalla data di questo post, dovrebbe essere il primo giorno di primavera… Combinazione è la giornata più grigia dell’anno qui in Brianza. Talmente grigia che non percepisci neanche le sfumature di questo non-colore. Quando ero giovane appassionato di fotografia, un pò per scelta e un pò perchè il mio ingranditore era solo in bianco e nero e non avevo i soldi utili per fare il salto di qualità , mi ero specializzato in fotografie in bianco e nero. Spesso, e qui parlo ai boomer come il sottoscritto con passato fotografico rigorosamente analogico, l’acido usato per il fissaggio delle stampe costava un botto e quindi lo usavo qualche volta di più del dovuto. Risultato? Le foto dopo un pò di tempo sbiadivano e tendevano da bianco e nero ad ingrigirsi… Quindi in realtà non facevo foto in bianco e nero ma in tonalità di grigio. Se per caso dalle migliaia di foto scattate ne viene fuori qualcuna in vero bianco e nero è perchè avevo appena cambiato il liquido di fissaggio… Qualche tempo fa ho rivisto una mia vecchia amica che era uno dei miei soggetti preferiti di fotografia e mi ha riportato delle copie di foto che le avevo fatto e stampato… Mi è tornato in mente da lì questo dettaglio della mia gioventù. Poi ho cominciato ad avere qualche lira in più e sono passato alle diapositive. Che facevo sviluppare da chi lo sapeva fare … anche perchè una stampa venuta male la rifai ma le dia venivano fatte dal rullino che usavi nella tua macchina fotografica se sbagliavi qualcosa, te le giocavi tutte. E’ strano, ero partito con l’idea di scrivere sul grigio fuori e dentro ed invece ho virato sulla fotografia… Mah! Adesso è vita facile per i fotografi: un buon programma di edizione e puoi sfoggiare (almeno tecnicamente, sui contenuti non voglio entrare) buoni scatti. Se poi magari si tornasse ad usare quei strani oggetti chiamati macchine fotografiche, garantisco soddisfazioni molto maggiori di qualsiasi smartphone. Parola di ex-regista e fotografo ora pensionato.
Appunto: c’era una volta… addirittura non ricordo quando sono entrato l’ultima volta in questo blog. Diciamo che una frattura netta è avvenuta quando ho avuto la notizia della malattia del mio cagnolone Mou che mi ha letteralmente mandato fuori. Questo avveniva circa 10 mesi fa… Ora Mou è ancora qui, con 12 chili di meno ma non vuole mollarci, e ne siamo più che felici. Mangia comunque, accattona a tavola come prima, è un pochino più lento ma al di la del tumore ha una certa età e quindi è giusto che si prenda i suoi tempi. Anch’io ho una certa età e lo faccio pure io… Questo è il primo post che scrivo anche con il nuovo Mac e sto imparando funzioni nuove, quindi ci vorrà un poco di tempo per andare a regime.
Vale soprattutto per i maschietti , ma probabilmente c’è anche l’equivalente femminile… Da bambini in spiaggia chi erano i più invidiati? Quelli che erano i più gettonati come amici di gioco? Facile: quelli che avevano gli “attrezzi da lavoro”, leggi camioncino per la sabbia, la gru per scavare e spostarla sul camion, oppure le betoniere dove mettere il “cemento”. Non importa che con una paletta e un secchiello si faceva prima, vuoi mettere la soddisfazione di poter manovrare la scavatrice e ribaltare il cassone del camioncino per fare poi il solito castello, mai diverso dagli altri. Poi passa il tempo, cambiano gli interessi, si mettono in moto gli ormoni e la vita prende direzioni differenti. Affetti, lavoro, passatempi e poi , fortuna e Padreterno permettendo arrivi alla pensione. Quel momento che hai pianificato da anni, hai immaginato da tempo, hai fantasticato tantissime volte… Quando arriva poi tutto si rimescola, si mischia e passi il tempo per decidere quale delle cose che hai immaginato puoi fare. Nel frattempo ti metti a guardare quello che fanno gli altri, quelli che hanno ancora un’attività. Non si capisce perché, ma soprattutto chi fa un lavoro manuale è più interessante degli altri. Quindi chi lavora all’aperto, in cantieri, sulle scavatrici… sulle gru… guidando camion carichi di qualcosa da scaricare, oppure meravigliose betoniere e le gru ormai radiocomandate da terra. E si torna bambini…
P.S. Nel cercare un’immagine buona per questo post ho trovato dei camioncini fantastici… quasi, quasi me li compro!!!
Per chi è intorno alla mia età e oltre, riconosce il verso iniziale di “nel blu, dipinto di blu”, meglio conosciuta come Volare… Perché volare è un sogno, è una cosa che noi umani non possiamo fare se non in particolari situazioni e con particolari aiuti o supporti. Oppure sognando. Perché la fase onirica ci concede anche questo. Il peccato di quest’ultima è che non ne abbiamo il controllo. Sarebbe fantastico potersi addormentare con la certezza di vivere tutto quello che vogliamo! Nessuno vorrebbe stare sveglio a questo punto. Poter passare del tempo con i nostri cari, oppure rivivere i momenti che sono purtroppo passati, magari viverli come avremmo voluto che andassero e non come sono poi andati. Qui sicuramente mi scontrerò con i realisti: quelli che, giustamente, dicono che non bisogna rimpiangere quello che non si è fatto, ma piuttosto farlo. Oggi siamo sul pippone…
Tutto perché mia figlia e mia moglie mi hanno regalato un volo ad AeroGravity. Per chi non sa cos’è: è un posto dove simuli la caduta libera, quella che i paracadutisti provano prima di aprire l’ombrello salvatore… E quella dove i Free styler, gli acrobati dell’aria, fanno mille esercizi e figure prima di allontani gli uni dagli altri per aprire i paracadute. E’ un grande tubo di cristallo/vetro, alto una quindicina di metri, dove delle ventole potentissime convogliano aria fino alla velocità di 370 km orari e tu ci entri (le prime volte con un istruttore) galleggiando a mezz’aria e muovendoti all’interno. Chi non può farlo? Le persone troppo emotive e con conclamati problemi a riguardo, chi ha avuto problemi di dislocazione delle spalle per quello che ricordo. Però fossi in voi ci proverei perché è emozionante e passati i primi secondi dove è tutto molto strano diventa bellissimo. Qui si esercitano anche quelli che per hobby o professione poi si lanciano da un aereo e ti fa venir voglia di fare anche quello. Poi nei sogni potete riviverlo…
A noi che abitiamo a Villasanta CSI ci fa un baffo! Abbiamo un giallo prima di sapere se c’è un delitto. Abbiamo un delatore prima di sapere se c’è un omicidio. Abbiamo gente che cerca un corpo prima di sapere se questo esiste… Vabbè, a questo punto mi auguro, se non altro per tutte le persone che sono state tirate in ballo, che tutto questo abbia un senso, anche se solo per trovare chi ha diffuso la notizia . Anche perchè fra poco da queste parti ci saranno ancora delle elezioni e, visto come è stata data la notizia dell’omicidio, magari qualcun’ altro scriverà su una scheda altre novità…
Nell’originale di Linus (il fumetto non il direttore di DeeJay) è “Great Pumpkin” cioè grande zucca. Solo che suonava male in italiano e l’allora direttore di Linus (periodico in questo caso…) Oreste Del Buono, o chi per lui, cambiò in Grande Cocomero. La storia della notte di Halloween con dolcetti e scherzetti oramai è entrata nella tradizione anche da noi. Perchè questo titolo e qual’è il motivo? Non è bello anche se vorrei che lo fosse: diciamo che la fine di Ottobre concentra momenti tristi per me e la mia famiglia. Nel 1978 in questi giorni se ne va mio papà a sessantacinque anni e quarantadue anni dopo lo fa mio fratello grazie al maledetto Covid. Mi è difficile cogliere il momento allegro anche se Halloween divide le sue origini dalla Chiesa Primitiva a Riti Celtici, entrambi legati al culto dei morti e dei martiri del periodo romano, quindi di allegro vedo poco… Facciamocene una ragione e cerchiamo, tramite il ricordo, di tenere vicini i miei cari così come penso tutti faranno con i loro. Vediamo di ricordarli con il sorriso: per mio papà non faccio fatica, la capacità di far ridere era una delle sue peculiarità. Mio fratello aveva preso anche lui questa caratteristica anche se in modo più sereno e dolce. Io faccio il possibile per continuare la tradizione : ho detto stupidate al microfono dal ’76 in poi per proseguirle poi negli intercom delle regie dove, durante trasmissioni a volte poco divertenti, cercavo di tenere alto il morale dei vari operatori e tecnici all’ascolto…
Poteva essere anche un altro titolo e non sarebbe cambiato molto: ultimamente è il passaggio tra il primo verbo e il secondo la vera difficoltà… Non parliamo poi del terzo che non rientra più nell’utilizzo comune. Sulla lettera magari , in momenti come questo, qualcosa si palesa mentre l’ultimo (non citato per scaramanzia) , meglio non pensarlo neanche, grazie… La vera difficoltà è l’effettuare le cose: finché l’intenzione balena tra un neurone e l’altro, si può mettere in pratica. L’importante è farlo subito, perchè non so se sia la testa che comincia a prendersi i suoi tempi per poi dimenticarsene o se c’è qualche piano che preferisce non mettere in pratica le cose. Esempio: compri qualcosa che pensi ti possa servire per provare a fare qualcosa, imparare qualcosa, mettere in pratica sempre questo maledetto qualcosa. Questo arriva e finisce in un cassetto insieme al qualcosa che volevi fare. Forse la cosa da fare è lasciare lo o gli oggetti in questione a vista, in modo da far riemergere il desiderio ( o il motivo) della presenza di questa nuova cosa… Ma questo si innesca anche senza presenza di oggetti di richiamo, basta l’intenzione. Addirittura queste note diventano oggetti difficoltosi da mettere per iscritto, vieni distratto da altre cose, persone e/o animali e immediatamente si nascondono dietro qualche angolo della mente, che in quanto tale… è bugiarda. Si, lo so, è una battutaccia (mente, bugia ecc…) ma ogni tanto piovono anche queste : nel frattempo sto cercando d’importare una buona fetta delle foto fatte a Formentera, prima che il simpatico Covid, dopo tre anni di slalom riuscito, mi prendesse sul viaggio di ritorno in un aereo super affollato…
Nonsense: potrebbe essere il sottotitolo generico dei miei post e di questo in particolare. Quando sproloquiavo in radio era la matrice delle mie trasmissioni: il GianParlo era già il classico nome omen. Il passare di palo in frasca era la regola, e raramente il nesso tra un argomento e l’altro era da ricercare tra le sinapsi sparse in giro… Adesso che la pensione ha preso il sopravvento, la tentazione di rimettermi, come dicono in Toscana, “a chiacchiera” è veramente forte. Solo che le radio sono cambiate , alcune in meglio, altre molto meno: quelle nazionali sono fatte con lo stampino e quelle a scartamento più ridotto non hanno più le voci buone e scimmiottano quelle “ricche”. Oltre al fatto che un animatore Over 60 potrebbe generare sospetti e dubbi… Eppure un’autonomia di un paio d’orette dovrei essere in grado di reggerle, anche perchè le scalette offline oggi prevedono mediamente : intervento live 50″, musica 3’30”, station break 10″, cluster spot 1’30”, station break 10″,musica 3’30” … Con questa cadenza forse reggo ancora tre ore! Se pensate che faccio parte di quella generazione che prendeva la mazzetta di quotidiani e da lì tirava fuori gli argomenti… Adesso col web , un braccio legato dietro la schiena è meno difficile. Non voglio fare il fenomeno, mi divertivo tanto allora e mi divertirei ancora adesso a intrattenere gli ascoltatori,
Inteso in milanese o lombardo, potrebbe significare “rubare”, ma nel mio caso intendo proprio quel piccolo insetto utile solo a creare prurito e certe volte a passare malattie non certo piacevoli. Perchè questo tema? Perchè ne sono vittima. perchè se assisto ad un concerto insieme ad altri 100.000 la prima puntura la prendo io! Mi presento: sono il miglior radiofaro per zanzare del lombardo-veneto. Vi lascio immaginare durante le quotidiane passeggiate con i miei cani al parco quale sia l’esito finale. Tutto il prurito minuto per minuto o l’uomo cottola… Tema leggero oggi? Chiamatelo leggero… Intanto pensate al bene che faccio al resto del mondo attirandole su di me… Potremmo stabilire delle tariffe: per esempio se avete in programma una serata con amici in giardino e non volete attaccare quegli antipatici friggizanzare che continuano a sfrigolare per ogni vittima, mi invitate e risolvete il problema alla radice. Ma nel frattempo tra una puntura e l’altra come va questa tarda primavera (con temperature più che estive)? Sudatamente bene, tra una rimpatriata e l’altra. Già con quelle scolastiche ho vanificato una buona parte della dieta di questi mesi. Poi cominceremo con quelle ex lavorative e faremo ulteriori danni. A proposito: di danni in quel senso né abbiamo già fatti con quella settimana all’Isola D’Elba dove abbiamo battezzato i migliori ristoranti segnalatici da mia figlia e genero. Il bello è che nonostante l’hotel in versione B&B dove speravamo di scampare i super buffet degli all inclusive, abbiamo fatto danni altrove. Anzi, abbiamo fatto molti più danni, senza dubbio. Ora , in versione casalinga e sudata, speriamo di ricuperare il malmesso… ma ve lo saprò dire tra un pò.
… va bene sostituire il posto, ma il concetto rimane!
Potrebbe bastare la fotografia per raccontare questo post… Ma siccome sono un grafomane logorroico ci piazzo anche qualche centinaio di parole appresso. Trent’anni fa per l’ultima volta facevo vacanza. in quel dell’Isola d’Elba, mia alma mater. Prima ancora, da quando bimbo di pochissimi anni venivo portato dai nonni e poi da mamma e papà in quel di Portoferraio e dintorni. Successivamente terra di prime conquiste sentimentali e non, adolescente campeggiatore e poi da campeggiatore fidanzato. Da giovane padre, dicevo, l’ultima volta ancora in tempi di lira. Lo ricordo per il conto esorbitante dell’Hotel che fece pagare una bimba di un anno e spiccioli come un adulto. In privato sono disponibile a dirvi il nome dell’Hotel in modo da evitarlo… Qui potremmo uscire dal seminato argomentando sul turismo all’italiana dove nella maggioranza dei posti i bambini non hanno trattamenti di favore ma non vuole essere il tema del post… Ne scriveremo magari in un altro momento. Com’era prevedibile in trent’anni di cambiamenti ce ne sono stati, nel bene e nel meno bene. La bellezza dei luoghi fortunatamente è rimasta e in primavera avanzata è ulteriormente messa in risalto da una natura quasi lussureggiante: pini marittimi, lecci, sugheri, ginestre in fiore, fiordalisi, gelsomini, fichi d’india e via ombreggiando e profumando. In compenso l’uomo è riuscito a far danno anche se non in tutti i posti. Per esempio Porto Azzurro è diventata un gioiellino, migliorata molto pur mantenendo la sua immagine simile al passato. Cosa che non son riusciti a fare purtroppo a Capoliveri, che era il posto degli artisti e dove era divertentissimo far notte nelle taverne nei dintorni della piazzetta. Ora la piazza è tappezzata di dehors di baretti, il disordine e la sporcizia sui tetti e su molte strade è quasi la regola ed è diventato il punto di partenza delle tante cale e spiaggette che circondano il paese. Peccato. I panorami rimangono meravigliosi, le strade in continuo rifacimento ma divertentissime per chi ama la guida sia delle auto che delle moto. Poi ci sono i coraggiosissimi cicloturisti che alternano salite massacranti a discese dove i freni devono essere ben regolati! A questi ultimi si sono aggiunti i nordic walkers, i camminatori bacchettedotati che incuranti delle temperature, si fanno chilometri e chilometri in giro per l’isola. Poi il cibo che è in grado di soddisfare tutti i palati… insomma: i motivi per condividere la scritta sulla foto di testa direi che ci sono…