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GRANDE COCOMERO AIUTAMI TU…

Halloween

Nell’originale di Linus (il fumetto non il direttore di DeeJay) è “Great Pumpkin” cioè grande zucca. Solo che suonava male in italiano e l’allora direttore di Linus (periodico in questo caso…) Oreste Del Buono, o chi per lui, cambiò in Grande Cocomero. La storia della notte di Halloween con dolcetti e scherzetti oramai è entrata nella tradizione anche da noi.
Perchè questo titolo e qual’è il motivo? Non è bello anche se vorrei che lo fosse: diciamo che la fine di Ottobre concentra momenti tristi per me e la mia famiglia. Nel 1978 in questi giorni se ne va mio papà a sessantacinque anni e quarantadue anni dopo lo fa mio fratello grazie al maledetto Covid. Mi è difficile cogliere il momento allegro anche se Halloween divide le sue origini dalla Chiesa Primitiva a Riti Celtici, entrambi legati al culto dei morti e dei martiri del periodo romano, quindi di allegro vedo poco…
Facciamocene una ragione e cerchiamo, tramite il ricordo, di tenere vicini i miei cari così come penso tutti faranno con i loro. Vediamo di ricordarli con il sorriso: per mio papà non faccio fatica, la capacità di far ridere era una delle sue peculiarità. Mio fratello aveva preso anche lui questa caratteristica anche se in modo più sereno e dolce. Io faccio il possibile per continuare la tradizione : ho detto stupidate al microfono dal ’76 in poi per proseguirle poi negli intercom delle regie dove, durante trasmissioni a volte poco divertenti, cercavo di tenere alto il morale dei vari operatori e tecnici all’ascolto…

SOGNO O SON PESTO?

La piramide di Monza

No, non ho sbagliato a scrivere o a fare del facile umorismo tramite calembours, è che in questo periodo sto facendo sogni molto vividi. Vividi al punto che la realtà è molto più confusa, quasi che fosse lei il sogno e non viceversa. Sarà che due anni e rotti fa, chi lo avrebbe detto che avremmo smesso di vedere persone, di fare le cose che facevamo abitualmente, di vivere distanti anziché il contrario. Quindi quando nei sogni oltre a succedere cose che sicuramente sono poco attendibili, ne capitano altre che potrebbero essere considerate normalissime ( in tempi pre-Covid), ecco che quando ti svegli e ti trovi a bardarti con protezioni varie, a far mente locale dei distanziamenti, dei pass, del fatto che quel bastardo di virus è ancora in girus, ti viene voglia di ristenderti da qualche parte e riaddormentarti.
Aggiungiamo poi che il ritmo della vita cambia proprio. Che prima , quando avevi bisogno di decantare rabbia, delusione e tutte le chiavi negative che si propongono normalmente nella vita di ognuno di noi, uscivi, andavi a fare qualcosa che smontasse il castello di arrabbiature e problemi che si erano accatastati per poi tornare a casa in condizioni passabili. Ora non è più così. Ora t’innervosisci e non hai più scuse per uscire, oppure non vai più al lavoro o per smart working o per altri motivi e anche quella valvola di sfogo manca. Non è il mio caso ma questo vale per i ragazzi: ai nostri tempi ci avessero detto della Didattica a distanza, i primi tempi avremmo stappato delle bottiglie per festeggiare… i primi giorni. Poi anche noi saremmo andati in crisi, non tanto per lo studio perchè chi vuole studiare studia e chi non vuole farlo non lo fa esattamente come prima. Ma perchè la ragazzina del terzo banco come fai a riaccompagnarla a casa, la partita con gli amici come l’organizzi, la biliardata durante le occupazioni scolastiche chi la fa, insomma tutte le cose che facevi con gli amici/compagni di scuola, come le fai? Poi, nello specifico, se durante questi giorni di quasi lockdown vai in pensione e non vedi più neanche i colleghi di lavoro oltre a non lavorare più, come la mettiamo. Conosco gente (tanta, ma proprio tanta) che alla parola pensione ti dice “… che c… fortuna” , e anch’io qualche anno fa me lo sarei detto ( anche se la Sig.ra Fornero o chi per lei avesse fatto altro nella vita non mi sarebbe dispiaciuto)… Ma in un periodo come questo, dove la cosa che cerchi di più è il contatto con il mondo, ma non si può, dov’è la fortuna. Ben venga il sogno..

Giancarlo Fercioni

io penso positivo…

così è negativo…

Se voglio fare dello spirito fuori luogo? No, proprio no.
Cerco di esserlo veramente, anche se in questo tempo di Covid diventa poco opportuno l’utilizzo del termine in questione… E proprio perché siamo in questo periodo, che bisogna cercare di superare la depressione che le conseguenze del virus ti impongono. Il Natale ognuno a casa propria, con i propri cari costretti a casa perchè positivi ( questa volta nel senso più conosciuto in questo periodo), la difficoltà nel poter fare tutto quello che si faceva prima e tutte le forzature richieste per battere i pallini verdi con le ventose, obbligano, se vuoi tirartene fuori di essere più positivo e propositivo del solito, anche quando la sensazione che non ci siano motivi per farlo è molto forte.
Il Natale normalmente ti aiutava molto nel ricupero del buon umore: rivedevi persone care, venivano a galla bei ricordi, se c’era della malinconia veniva stemperata dal calore del momento.
Purtroppo a me quest’anno il Natale quarantenato, lontano da mia figlia e famiglia ( e così per tanti contagiati o quasi da Omicron) non ha portato doni se non quelli fisici che senza tutto il resto lasciano molto il tempo che trovano.
Il lato vero delle feste è rimasto negli indirizzi delle singole case, stemperato da connessioni audio/video che però rimangono dei palliativi, poca cosa.
Adesso confidiamo nella Befana , che ci consenta magari di stare più vicini, anche se non sarà facile…

RACCOGLIAMO I PEZZI

Ugo e Martina

Lo devo e lo voglio fare… Anche perchè mio fratello scriveva molto bene e non voglio che questa cosa si perda. Il covid me l’ha portato via ma la sua memoria, le cose che ha fatto, le cose che mi ha detto, tutto quello che nonostante la differenza di età abbiamo fatto insieme devono essere portate avanti, con me. Insieme a me. Ho una foto meravigliosa su questa scrivania : lui che tiene in braccio mia figlia ancora piccina e che racconta una delle caratteristiche di mio fratello, la capacità di amare che spesso nascondeva con un’ironia protettiva. Uno schermo che quando ci mettevamo a ricordare il nostro passato e le nostre cose, cadeva e gli anni di differenza si comprimevano fino ad annullarsi.
Proprio adesso che anch’io mi avvicino alla pensione, a quel periodo che ti dovrebbe consentire di rimettere insieme molti pezzi di vita lasciati per strada, sono costretto a vivere di ricordi perchè lui non c’è più. Anche se sono convinto che in qualche modo c’è ancora, insieme a tutti i miei cari. Raccogliere i pezzi, in questo periodo in cui siamo costretti ad evitarci anziché star vicini, diventa una regola, perché questa maledizione visualizzata come un marzianino verde con le ventose può anche farci molto male , ma non può toglierci la capacità di ricordare. Il calore di un pensiero dolce e affettuoso . I medici gli infermieri che hanno curato Gianugo lo ricordano come una delle persone più gentili e disponibili anche nella malattia e questa deve essere la base da dove ripartire.
Ciao fratellone.

proviamo?

…di queste lune…

Quarantina di quarantena… Fino a poco tempo fa mi facevo vanto di aver ben assimilato la filosofia di mio papà, sempre capace anche nelle situazioni più serie, di coglierne il lato meno severo o evidenziarne uno contraddittorio e buffo. Adesso, sinceramente, sono in difficoltà. Non perchè la situazione sia sempre seria, anzi, di contraddizioni ce n’è anche dove non dovrebbero essercene, ma per la percezione che si ha di un eventuale traguardo di questo dramma. In guerra sai da dove arrivano i proiettili e le bombe e sai che una volta finita è finita (prima della prossima guerra…). In una pandemia, per ora , non si vede questo traguardo, fintanto che da qualche laboratorio salteranno fuori vaccino e cure. E io , da bravo ipocondriaco, moltiplico sintomi e tutto il resto, angosciando anche chi è costretto a condividere quarantena e casa ..
Quindi? Quindi, bisogna rimanere attenti a tutto e a tutti, e cercare di farlo rimanendo sani anche di testa, perchè anche quella se ne va in giro, producendo danni a mò di grandine. Leggo qualcosa? Come le figurine Panini, immediatamente ce l’ho, a volte anche doppia… Sento o vedo qualcosa in tv o sul web? Idem, non mi faccio scappare nulla… Mestiere duro quello di noi ipocondriaci. Il lato buono è che se ne sei cosciente qualche toppa riesci a metterla e quindi ad evitare di finirci dentro mani e piedi, quello cattivo è che è una lotta contro te stesso, e quindi è come giocare a rimpiattino con qualcuno che vede dove ti nascondi…