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SOGNO O SON PESTO?

La piramide di Monza

No, non ho sbagliato a scrivere o a fare del facile umorismo tramite calembours, è che in questo periodo sto facendo sogni molto vividi. Vividi al punto che la realtà è molto più confusa, quasi che fosse lei il sogno e non viceversa. Sarà che due anni e rotti fa, chi lo avrebbe detto che avremmo smesso di vedere persone, di fare le cose che facevamo abitualmente, di vivere distanti anziché il contrario. Quindi quando nei sogni oltre a succedere cose che sicuramente sono poco attendibili, ne capitano altre che potrebbero essere considerate normalissime ( in tempi pre-Covid), ecco che quando ti svegli e ti trovi a bardarti con protezioni varie, a far mente locale dei distanziamenti, dei pass, del fatto che quel bastardo di virus è ancora in girus, ti viene voglia di ristenderti da qualche parte e riaddormentarti.
Aggiungiamo poi che il ritmo della vita cambia proprio. Che prima , quando avevi bisogno di decantare rabbia, delusione e tutte le chiavi negative che si propongono normalmente nella vita di ognuno di noi, uscivi, andavi a fare qualcosa che smontasse il castello di arrabbiature e problemi che si erano accatastati per poi tornare a casa in condizioni passabili. Ora non è più così. Ora t’innervosisci e non hai più scuse per uscire, oppure non vai più al lavoro o per smart working o per altri motivi e anche quella valvola di sfogo manca. Non è il mio caso ma questo vale per i ragazzi: ai nostri tempi ci avessero detto della Didattica a distanza, i primi tempi avremmo stappato delle bottiglie per festeggiare… i primi giorni. Poi anche noi saremmo andati in crisi, non tanto per lo studio perchè chi vuole studiare studia e chi non vuole farlo non lo fa esattamente come prima. Ma perchè la ragazzina del terzo banco come fai a riaccompagnarla a casa, la partita con gli amici come l’organizzi, la biliardata durante le occupazioni scolastiche chi la fa, insomma tutte le cose che facevi con gli amici/compagni di scuola, come le fai? Poi, nello specifico, se durante questi giorni di quasi lockdown vai in pensione e non vedi più neanche i colleghi di lavoro oltre a non lavorare più, come la mettiamo. Conosco gente (tanta, ma proprio tanta) che alla parola pensione ti dice “… che c… fortuna” , e anch’io qualche anno fa me lo sarei detto ( anche se la Sig.ra Fornero o chi per lei avesse fatto altro nella vita non mi sarebbe dispiaciuto)… Ma in un periodo come questo, dove la cosa che cerchi di più è il contatto con il mondo, ma non si può, dov’è la fortuna. Ben venga il sogno..

Giancarlo Fercioni

Dove eravamo rimasti?

Ma è vero che il Post-in posta sempre due volte? Un inizio così è pericoloso… Potrebbe far passare la voglia di leggere a chiunque… Comunque: buongiorno ( o pomeriggio, sera, notte… quelchessia). Devo riabituarmi a comunicare con possibili lettori. Sopratutto devo riabituarmi a formulare concetti che abbiano un senso solo per me e pochi altri. Capiterà spesso che i parli di e con Mou. Che non è lo Special One , ma il mio Special Cane. Il mio confessore, il mio alter ego. Ci parlo, ci litigo, ci faccio lunghe passeggiate. L’essere vivente che mi ha rimesso in riga, a posto. Che si prende tutti i miei sfoghi e li sopporta senza particolari problemi. Sfido qualunque essere umano a farlo senza aver la voglia d’incazzarsi pesantemente. Per chi ha un rapporto di questo genere non sto scrivendo nulla di nuovo, è più di un familiare, perché anche il più caro tra i propri cari ha dei limiti di tolleranza mentre il tuo cane ti sopporta in tutto e per tutto. Forse è per quello che purtroppo il loro tempo è più limitato del nostro. Se così non fosse sarebbe facile fare delle scelte in favore loro e probabilmente noi umani non ci rivolgeremmo più la parola. Se ci si guarda in giro, cani o non cani, sta già succedendo: il faccia a faccia è un optional, la regola è il chat to chat. L’occhio incollato allo schermo dello smartphone, le dita che viaggiano su mini tastiere, spesso anche quando l’interlocutore è di fronte a noi. Se si pensa che il futuro proposto dalle nuove aziende è lo “smart working” ovvero il lavoro a domicilio (quando questo è possibile), successivamente si passerà allo “smart living“, così gli igienisti compulsivi, non saranno più costretti a frequentare altre persone, e relativo contatto di microbi…